“Acquaiuò, l'acqua è fresca?” “Freschissima, di fonte!”
“Sindaco, la facciamo sta fusione?" "Eccome che la facciamo, è cosa buona e giusta!!!”
Questa , più o meno, è l'atmosfera che abbiamo vissuto durante lo scorso Consiglio Comunale in cui si discuteva della presa d'atto della costituzione del nuovo Ente Idrico Campano e della nuova legge regionale di riordino del servizio Idrico nr. 15/2015: poco Consiglio Comunale e più banco del mercato,poca politica e più lodi della merce e delle modalità di vendita!!!
Ma la cosa che ci è parsa più evidente sin dall'inizio, a parte l'inesistenza delle opposizioni, fatto salvo qualche spunto interessante ma non adeguatamente approfondito del Consigliere Genito, è l'assoluta concordanza del Sindaco e della maggioranza con un disegno ben più ampio che viene dal PD Regionale e Nazionale, disegno per il quale la fusione tra Alto Calore e Gesesa si inserisce nel grande progetto nazionale di aprire la strada ai privati nella gestione dei servizi pubblici locali.
Ma entriamo nel dettaglio:
- Per volere di Renzi e del suo Governo, lo Sblocca Italia (D. L. n. 133/2014, convertito nella Legge n. 164/2014) ha avuto come obiettivo principale la concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility capaci di competere all’estero e ha previsto che divenisse “gestore unico” (obbligatorio per ogni ambito territoriale) chi ha già in mano il servizio “per almeno il 25 % della popolazione” ( ovvero A2A, Iren, Hera e la famosa Acea che possiede il 15% delle quote di Gesesa etc) e poi la legge di Stabilità (legge 23 dicembre 2014, n. 190) ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno.
A ciò si devono aggiungere gli ultimi colpi di mano del PD: il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile. Ed in più cancella di fatto anche l’altro referendum, quello sulla tariffa ovvero stabilisce che si tornerà a leggere in bolletta la voce la “adeguata remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”; e la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua , ovvero l'abolizione di quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche.
- In Campania, la longa manus del Sottosegretario alle Infrastrutture Del Basso De Caro, riferimento assoluto di Renzi nel nuovo collegio elettorale Sannio – Irpinia, ha presumibilmente avuto, tra le sue missioni, quella di consegnare le sorgenti più importanti dell’Italia meridionale nelle mani di ACEA, ovvero di Caltagirone, che ha in Gesesa il suo presidio sui nostri territori.
Ecco, quindi, che a dicembre scorso viene approvata, in una seduta allucinante del Consiglio Regionale, presieduto, lo ricordiamo, da un'altra fedelissima, di area irpina stavolta, Rosetta D'Amelio, la legge regionale di riordino del servizio Idrico nr. 15/2015, il cui padre è il Consigliere PD Fulvio Bonavitacola
Questa legge sin dall'art. 1, si mostra in linea di continuità con gli intenti del PD e del Governo. Nell'art. 1, infatti, si legge “La Regione Campania riconosce che l’acqua è un bene collettivo di origine naturale che va tutelato ed utilizzato prioritariamente per le occorrenze della vita umana […]“
Ebbene, definire l'acqua come bene collettivo, cioè pubblico, e non come bene comune, ovvero un diritto fondamentale della persona umana, non del cittadino, un diritto che è sopranazionale, di interesse collettivo, transgenerazionali, cioè un bene che deve arrivare alle future generazioni, costituisce l'escamotage che consente all'estensore della legge, che nel caso di questa legge regionale ha precisi indirizzi politici nazionali, di sostenere la tesi che l'acqua rimane pubblica anche se la gestione è affidata ai privati, i quali, non essendo dei benefattori gestiranno il servizio nell'ottica del massimo profitto.
- E qui entra in campo la fusione tra Alto Calore e Gesesa.
Infatti, l'art. 21 della legge regionale al comma 6 dice: “ai soggetti gestori titolari di affidamenti conformi al regime pro tempore di cui all’art. 172 del decreto legislativo n. 152/2006, al fine di favorire sinergie operative di gestione del ciclo, sono consentite, nel rispetto della normativa nazionale, operazioni societarie volte all’aggregazione e razionalizzazione delle gestioni esistenti, da attuare in conformità a quanto previsto dall’art. 3 bis del decreto legislativo n. 138/2011, anche ai fini della razionalizzazione delle partecipazioni degli enti territoriali (diminuzione delle cosiddette società partecipate)”.
Quindi, in buona sostanza, il discorso è questo: gli obblighi della Legge Regionale nr.15/2015 sono figli di un chiaro intento di Renzi, del Governo e del PD nazionale di far entrare ii privati nella gestione dei servizi pubblici locali.
In virtù di ciò, pur essendoci altre soluzioni diverse dalla fusione, che rimane comunque e sempre una possibilità e non un obbligo, i sindaci del PD e gli esponenti PD locali spingono per questa eventualità.
E lo fanno anche attraverso dichiarazioni omissive, inesatte e, spesso, ai limiti della veridicità.
Dunque, caro Sindaco, cari Assessori e Consiglieri, non si può dire che l'acqua è pubblica, come è stato detto in Consiglio Comunale, se nel corpo delle leggi nazionali e locali essa viene definita come bene pubblico, cioè che si può vendere, e non bene comune che, invece è un diritto inalienabile della persona!!!
Con queste leggi nazionali e regionali, l'acqua non è più pubblica, o meglio lo è solo in linea ideologica visto che la gestione privata è favorita!!!
Non si può dire, come anche il buon sottosegretario De Caro sostiene a spada tratta, che Gesesa è pubblica perché il 51% delle azioni è sì del Comune di Roma ma il 15 % di Acea = Caltagirone, il 12 % di Suez e il 18% del mercato azionario internazionale dove li mettiamo?
Non si può dire che la fusione Alto Calore – Gesesa è l'unica soluzione praticabile perché non è così!
Premesso che in questa vexata quaestio è entrato in gioco anche l'Acquedotto Pugliese, società al 100% della Regione Puglia, che ha anche le sue colpe ma è un fatto che sia totalmente pubblica e che si è proposta per una eventuale fusione, ci sono decine di relazioni tecniche di illustri esperti di
diritto ed economia che hanno individuato una soluzione che renderebbe la gestione dell'acqua pubblica al 100 % senza bisogno di fusioni e/o accorpamenti: commissariare Alto Calore e costituire un’azienda consortile a statuto speciale,improntata ad una gestione efficace ed efficiente di tipo “economico” e non industriale, con capitale al 100% pubblico.
E i debiti? qualcuno potrà obiettare…
E' vero, Alto Calore ha, stando agli ultimi dati forniti dalla stampa, oltre 120 milioni di debiti, ma sempre gli illustri esperti di diritto ed economia di cui sopra hanno individuato tutte le normative per arrivare ad una ristrutturazione del debito e consentire alla società di ripartire, sempre tenendo presente, però, che prima di parlare di debiti bisognerebbe vedere i bilanci di Alto CAlore, e, in proposito, i Comuni soci dovrebbero far valere il proprio diritto di controllo per avere ben chiara la situazione economica di Alto Calore, cosa che a tutt'oggi, non è ancora avvenuta nella maggior parte dei comuni riconducibili al PD tanto meno a San Giorgio.
A ciò vogliamo aggiungere che la proposta amministrativa che è stata redatta lo scorso febbraio dai meetup irpini e sanniti che hanno creato un gruppo di lavoro esteso per lavorare su questo tema comune, che, lo ricordiamo, è una delle stelle del Movimento cui i meetup si ispirano, prevede qualcosa di più della ristrutturazione del debito: accertare le responsabili di tutti i rappresentanti di tutti i partiti politici che sono transitati all'interno del carrozzone Alto Calore e chiamarli a colmare in prima persona il debito creato dalla loro mala gestio.
Per questo noi attivisti del Meetup Amici di Beppe Grillo di San Giorgio del Sannio siamo tutte le domeniche per strada con il nostro gazebo e i nostri pannelli informativi, per far sapere al cittadini che le truffe semantiche del PD ci stanno togliendo i diritti!!!
Il diritto all'acqua è inalienabile, è come il diritto alla salute, ma come tutti ben sappiamo ci stanno togliendo pure quello!!!!
Non possiamo starcene a casa e lamentarci solo quando ci ritroveremo le bollette aumentate e i servizi dimezzati!!!
Scendiamo in campo in maniera forte e decisa a tutela dell’acqua e a nell’interesse delle nostre terre e dei nostri diritti!
Vi aspettiamo domenica prossima e per tutte le domeniche di Aprile.