L’emendamento Ginefra alla Legge di Bilancio 2018, approvato non nella sua forma originaria ma in una forma mediata che prevede il prolungamento della concessione di Acquedotto Pugliese fino al 2021 e il trasferimento delle competenze dell’Ente Irrigazione in una nuova società partecipata del Ministero dell’Economia e dalle Regioni (Puglia Campania e Basilicata), costituisce l’appoggio normativo di cui il Governo PD aveva bisogno per creare il grande Acquedotto Meridionale, come proposto ed auspicato da Michele Emiliano!!!
Ma, praticamente, cosa accadrà?
Accadrà che l’Ente Irrigazione, che gestisce gli invasi, verrà trasformata in una nuova società all’interno della quale le Regioni, Puglia, Campania e Basilicata, potranno conferire, in tutto o in parte, partecipazioni al capitale di società attive in settori o servizi idrici correlati.
In questa ottica, la Puglia, proprietaria in toto delle quote di Acquedotto Pugliese, trasferirebbe la propria parte nella nuova società, all’interno della quale avrebbe la maggioranza assoluta.
Questo progetto, secondo, il Presidente della Commissione Bilancio alla Camera, il PD Boccia, è perfettamente in linea con la Riforma degli invasi da lui proposta come relatore e che contiene un programma di investimenti pari a 250 milioni di euro.
Fin qui sembrerebbe un progetto innovativo e positivo, che porterebbe alla normalizzazione delle tariffe e a nuovi investimenti per le reti e la loro manutenzione.
Quello che non viene detto, però, è che dietro il paravento di una governance affidata ad AQP, le cui quote sono della Regione Puglia, tutte le altre società di gestione hanno forti percentuali di partecipazione privata.
In Campania, ma anche nel Lazio, Toscana e Umbria domina ACEA, una Società per Azioni sostanzialmente controllata dalla SUEZ, multinazionale francese dell’acqua. In Campania ACEA è presente con GORI e GESESA.
In Campania, però, è attiva anche la società Acqua Campania SpA che gestisce importantissime fonti e che è affidataria della ristrutturazione dell’intera rete delle fonti regionali che la Regione avrebbe dovuto trasferire ai gestori locali, unitamente alle risorse economiche.
Acqua Campania è al 47,9% della VIANINI SpA di Caltagirone (quindi Suez/Acea) e per il 52,1% di VEOLIA SpA, altra multinazionale francese nel campo dei servizi.
Oltre che in Acqua Campania, VEOLIA è presente, attraverso Veolia Acqua Srl in tutto in nord Italia, in Toscana e a Latina. Il Gruppo Veolia Water, attraverso la divisione Solutions & Technologies ha in Italia altre partnership attraverso la So. Ri.Cal., operativa in Calabria per la gestione di acqua all’ingrosso. La Società Risorse Idriche Calabresi SpA – So.Ri.Cal. appunto, è la società mista a prevalente capitale pubblico regionale [53,5% Regione Calabria; 46,5% Acque di Calabria s.p.a. (100% Veolia)] a cui è stata affidata la gestione, il completamento, l’ammodernamento e l’ampliamento degli schemi idrici di grande adduzione, accumulo e potabilizzazione della Regione Calabria.
Tutto ciò premesso, è evidente che il progetto dell’Acquedotto Meridionale, così come è stato preparato dal Governo Gentiloni a guida Pd, porta avanti l’idea della progressiva privatizzazione dei servizi iniziata da l Governo Renzi con lo Sblocca Italia 2014, la legge di Stabilità 2015, il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia e con la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua, che sancisce il depotenziamento della legge originaria figlia del lavoro del Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua.
E’ altrettanto evidente, ormai anche ai meno informati, che la crisi idrica è stata creata e progressivamente alimentata dalla politica nazionale per assetare la gente e costringerla ad accettare qualsiasi soluzione pur di avere l’acqua nei rubinetti!
Purtroppo, però, quando, insieme agli attivisti del Meetup Amici di Beppe Grillo di San Giorgio ho provato a spiegarlo alle persone sono stata derisa, attaccata, considerata un’illusa perché la soluzione proposta, ovvero la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, veniva considerata una soluzione più romantica che realizzabile.
Da sola ho partecipato ad incontri con esperti, ad approfondimenti sul tema della ripubblicizzazione dei servizi, ho studiato le leggi ed ho cercato in tutti i modi di rendere partecipe la comunità sangiorgese, la quale ha preferito farsi guidare dall’odio momentaneo nei confronti dell’Alto Calore, considerata la responsabile della fantomatica crisi, senza guardare mai a lungo termine e a pensare a quelli che sarebbero stati gli scenari futuri, ovvero questi che stiamo vivendo oggi.
In questo terreno fertile dell’esasperazione ci hanno sguazzato tutti e particolarmente la lista pentastellata che ha basato la campagna elettorale per le comunali proprio sull’acqua senza però dare seguito alle promesse, a parte un esposto sui debiti di Alto Calore e insistendo, invece, sul concetto della crisi idrica mentre il vero problema era contrastare la svendita delle fonti e della gestione del servizio idrico ai privati, cosa che sta accadendo adesso!!!
Oggi il Governo PD sta facendo tutto quello che avevo ipotizzato e ad oggi sull’argomento si registra il totale silenzio della consigliera pentastellata di San Giorgio ,la quale, ancora una volta come per il caso dell’inquinamento della Villa Comunale, ha scelto di tacere, non avendo, probabilmente, argomenti per spiegare la sua totale mancanza di interesse sul tema della ripubblicizzazione del servizio idrico.
Del resto, lo ricordiamo, non era nemmeno presente all’unico momento unitario degli attivisti irpino sanniti, quando fu formulata la proposta per la trasformazione di Alto Calore in Società speciale di diritto pubblico, proposta da me prestentata al Comune di San Giorgio e non da altri!
Ad oggi la consigliera pentastellata, che dovrebbe avere tra le sue stelle anche l’ACQUA BENE COMUNE, non ha detto una parola sugli emendamenti alla legge di bilancio 2018 che stanno offrendo su un piatto d’argento le fonti del sud alle multinazionali dell’acqua e con questo suo tacere e con la sua inerzia, ancora una volta, sta venendo meno al suo dovere di portavoce del M5S.
Tuttavia, poiché noi cittadini attivi consideriamo prioritario difendere il risultato del Referendum sull’acqua che sancisce il concetto che l’acqua debba essere fuori dal mercato e anche perché a Natale tutti siamo più buoni, mi permetto di suggerire alla consigliera di sostenere la mia Istanza al Comune di San Giorgio affinché l’Ente aderisca alla Carta di Bari per la salvaguardia delle fonti e degli acquedotti del Sud, carta che chiede ai Comuni di agire per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato opponendosi a ogni forma di speculazione.[http://sangiorgioacinquestelle.blogspot.it/…/aderiamo-alla-…]
Questo è un momento difficile ma non possiamo più rimanere a guardare mentre le multinazionali ci tolgono quello che è un nostro diritto!. E’ necessaria un’ampia mobilitazione popolare alla quale spero San Giorgio del Sannio saprà dare il suo contributo.