Apprendiamo dalla stampa specializzata che ammontano a [fonte Giulio
Meneghello su QualEnergia.it] “323 milioni di euro all'anno, cui
si potrebbero sommare altri 1,2 miliardi di arretrati per il
periodo 2008-2011, i soldi che potrebbero essere a disposizione dei Comuni per
far risparmiare sull'energia le fasce più povere della popolazione, per
esempio con programmi di efficientamento delle case popolari o anche solo con
fondi per aiutare chi non ce la fa a pagare.
Nelle bollette del gas c'è uno strumento che
potrebbe dare grandi risultati nel promuovere l'efficienza energetica
e tutelare contemporaneamente le fasce più deboli, ma i Comuni lo stanno quasi
completamente ignorando.
Parliamo di fondi che le municipalità potrebbero
esigere dai concessionari della distribuzione del gas, cioè da chi gestisce
la rete, ma che appunto non stanno richiedendo: a
questi pagamenti i Comuni avrebbero diritto dal 2008 ma negli anni scorsi
praticamente quasi nessuno ha fatto richiesta e, a ora, sui 5.900 Comuni che
potrebbero ottenerli, solo circa 200 hanno fatto valere questo diritto.
Un peccato, perché non si tratta esattamente di
spiccioli: per esempio Torino potrebbe avere dal gestore
privato della rete gas locale 6 milioni l'anno, Napoli 4 milioni,
Venezia oltre 2 milioni, città più piccole come Pordenone e Frosinone,
rispettivamente 350mila e 230mila euro l'anno. Questo per citare solo alcuni
casi in cui tale possibilità sarebbe più redditizia non avendo a che fare con
municipalizzate (infatti nel caso in cui il gestore è una municipalizzata, la
questione è più complicata e si tratterebbe in un certo senso di una partita di
giro).
Ma, a quanto ci risulta (contattati da Qualenergia.it i
Comuni di cui sopra per ora non hanno né confermato né smentito), queste
amministrazioni comunali i fondi non li hanno richiesti, anche se ormai siamo
agli sgoccioli con i tempi per il periodo 2012. I distributori infatti
hanno tempo fino al 15 ottobre per girare la richiesta di
modifica della bolletta all'Autorità per l'energia. “Si tratta di un'opportunità
da cogliere al volo perché, se non si richiedessero ora, questi soldi
andrebbero a far parte della quota dal 2008 non redistribuita e non richiesta,
per recuperare la quale si dovrebbe affrontare una causa civile. In sintesi: o
ora, o tra dieci anni dopo una causa, se la si vince”, commenta a
Qualenergia.it Davide Sabbadin, responsabile energia di Legambiente Veneto, che
si sta mobilitando per far conoscere ai Comuni questa possibilità spesso
ignorata.
Perché i Comuni non stanno approfittando di questa
opportunità e di questo denaro? “In molti casi il distributore è una
municipalizzata, cosa che rende più complesso il rapporto col Comune, ma spesso
la causa è la scarsa informazione anche perché i concessionari
hanno creato un muro di silenzio”, ci spiega Sergio Miotto del Consorzio
Reti Gas, un consorzio privato (ma indipendente dalle società distributrici
di gas) patrocinato da ANCItel, la società di servizi controllata
dall'associazione nazionale dei Comuni italiani, che si occupa della
consulenza per la predisposizione dei bandi di gare d'ambito e per il
recupero dei fondi spettanti ai Comuni.
Ma vediamo meglio da dove vengono questi soldi.
Come sappiamo, nel lento processo di liberalizzazione del
gas i 177 ambiti (i distretti delle reti del metano) italiani dovrebbero
assegnare le concessioni ai distributori tramite gare che, se fatte bene,
renderebbero il rapporto più vantaggioso per i Comuni. Tuttavia il processo è
lento: si mettono a gara 25 ambiti ogni 6 mesi e, al momento, su 6.500 Comuni
metanizzati, in Italia solo 600 hanno concluso la gara. I soldi di cui parliamo,
come li descrive Mario Rosoni del Consorzio Reti Gas, sono appunto “una
sorta di compensazione per i Comuni che ancora devono fare la gara”.
Leggermente diversa la visione di Fabio Santini direttore area mercato energia
di Federutility, una tra le associazioni che rappresentano i
distributori: “Se la norma aveva senso quando ancora non c'erano i
criteri per fare le gare, per disincentivare i Comuni a fare gare in attesa
delle regole, ora che le regole ci sono ha meno senso. Ciò non
toglie che stando alla norma i Comuni possano tuttora chiedere e ottenere quei
soldi”.
La normativa in questione che deriva dalll'art. 46 bis L.
222/07, come successivamente modificato, prevede che le municipalità
interessate dalle nuove gare possano incrementare, da subito e fino alla
conclusione delle gare d'ambito, il canone delle concessioni di distribuzione
fino al 10% del vincolo sui ricavi di distribuzione, la parte della
bolletta che va a remunerare il gestore. I soldi così raccolti, dice la legge,
dovranno essere destinati “prioritariamente all'attivazione di meccanismi di
tutela relativi ai costi dei consumi di gas da parte delle fasce deboli di
utenti”. La delibera Aeeg 159/08, all'art. 59, ha poi stabilito – “cosa non
prevista inizialmente dalla norma”, sottolinea Miotto – che i
distributori possano rifarsi ricaricando sugli utenti finali:
un rincaro che è proporzionale ai consumi e che in media si aggira su 1
euro al mese per utente.
Ovviamente, a differenza che per la somma dovuta per il
2012, per gli arretrati degli anni scorsi le società di
distribuzione non potrebbero rifarsi sugli utenti, bensì avrebbero perdite
secche: per questo, ci spiegano, i Comuni che volessero recuperare il gruzzolo
che spetterebbe loro dal 2008 al 2011 – cosa che nessuno ha mai fatto finora –
dovrebbero prepararsi a battaglie legali.
Più semplice ottenere i soldi del 2012: basta una
delibera. Generalmente i concessionari “si limitano a osservare la legge
nel caso in cui questa quota venga richiesta”, come commenta a Qualenergia.it Gianluca
Spitella, il portavoce di Federutility, anche se in diversi casi – riportano
dal Consorzio Reti Gas - questi hanno tenuto un atteggiamento ostativo, in
particolare quando sono in essere contratti e/o atti aggiuntivi agli stessi che
individuino nella fine del 2012 il termine ultimo delle concessioni.
Se un Comune decide di chiedere i soldi del 2012 è però
meglio che si sbrighi: i concessionari della distribuzione hanno infatti tempo
solo fino al 15 ottobre per chiedere all'Autorità per l'energia di modificare
la bolletta in modo da far recuperare la cifra del 2012 senza rimetterci,
ma scaricandola sugli utenti. Per sapere come fare la richiesta di questi fondi
ed essere guidati nella stesura della delibera i Comuni possono rivolgersi a
Legambiente o al Consorzio
Reti Gas.
“Legambiente da anni promuove iniziative di risparmio
energetico e di promozione delle rinnovabili. Per questo è
particolarmente interessata a questo processo. Nel caso della liberalizzazione del mercato del gas
è nostro obiettivo favorire l’utilizzo delle risorse recuperate dai
Comuni nel risparmio energetico - efficientamento energetico degli
edifici, ecc. - a favore di soggetti svantaggiati economicamente”, sottolinea
Davide Sabbadin.
Insomma, i Comuni farebbero bene ad aprofittare dell'aiuto
offerto e recuperare questi soldi, tanto più in questo momento in cui le
Amministrazioni pubbliche hanno poche risorse da investire nell'efficienza
energetica e nella tutela dei meno abbienti, due settori strategici per
combattere la crisi.
In virtù di quanto sopra evidenziato il MeetUp Amici di
Beppe Grillo di San Giorgo del Sannio
CHIEDE
Al Sindaco e alla
Giunta Comunale di ottemperare a tutte le procedure tecniche necessarie (da
espletare NECESSARIAMENTE entro il 15 OTTOBRE) al fine di ottenere che
l’Autorità per l’Energia modifichi le bollette e si possano recuperare i soldi
spettanti al Comune di San Giorgio del Sannio per promuovere l’efficienza
energetica per la fasce più povere della
popolazione.