Dal resoconto redatto da Francesca Maio e dalle riprese del Consiglio Comunale di San Giorgio del Sannio, tenutosi il 27 aprile alle 09.30, emerge chiaramente un dato inconfutabile: il Comune di San Giorgio del Sannio ha un bilancio consuntivo per il 2011 che chiude in positivo, con un avanzo di gestione di 589.000 euro.
E questa, vista la crisi economica, non è cosa da poco.
Tuttavia, pur non entrando nel merito delle cifre, perché non siamo economisti e non vogliamo parlare di cose non di nostra competenza diretta, tuttavia, una riflessione è doveroso farla: se in genere, un’azienda che chiude un anno in attivo si preoccupa principalmente di fare in modo che almeno una parte dell’attivo venga reinvestito per creare nuove occasioni di lavoro, per migliorare e potenziare la crescita dell’azienda stessa, ecc., anche un Ente Locale, se si propone di crescere, migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, potenziare i servizi, risolvere i problemi della comunità, dovrebbe fare praticamente lo stesso: reinvestire per crescere.
E questo nell’ultimo anno tutto questo non è accaduto, anzi la qualità dei servizi offerti alla comunità in tema di assistenza ad anziani e disabili, di welfare, di assistenza alle famiglie meno abbienti, di raccolta differenziata, etc, è al limite della sufficienza.
Ora, visto che una grande parte della entrate di un ente locale deriva dalle entrate tributarie, entrate che nel corse di tre anni, dal 2009 al 2011 sono aumentate sino a toccare la cifra dei 4 milioni di euro circa, visto che le entrate tributarie sono praticamente costituite dalle tasse che paghiamo noi cittadini e visto soprattutto che il Comune di San Giorgio del Sannio all’art 9 comma 1 dello Statuto Comunale parla proprio della partecipazione dei cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del proprio territorio, sarebbe auspicabile che le risorse della comunità, così come le priorità di spesa, venissero gestite dalla comunità.
In questa ottica, quindi, diventa fondamentale il coinvolgimento dei cittadini non solo nel momento in cui è necessario recuperare risorse attraverso tasse e tributi ma anche e soprattutto nel processo di costruzione del bilancio di previsione.
Ecco, quindi, che proponiamo all’Amministrazione Comunale sangiorgese l'adozione del bilancio partecipativo, ovvero di un processo decisionale che consiste in un'apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell'assunzione di decisioni sugli obiettivi e sulla distribuzione degli investimenti pubblici e che, già attivo in tanti Comuni italiani (esemplare è il caso di Grottammare – AP), è stato definito dall’ONU e dalla Banca Mondiale come “strumento efficace di gestione pubblica”.
La nostra proposta è quella di applicare il bilancio partecipativo a tutte le materie di competenza comunale che prevedano la possibilità di investire risorse umane e finanziarie, considerato che ogni intervento va ad influire direttamente sulla vita dei cittadini.
Le regole che andrebbero a definire l'applicazione del bilancio partecipativo nel comune di San Giorgio del Sannio dovrebbero far riferimento ai seguenti cinque criteri:
1. la dimensione contabile - finanziaria deve essere esplicitamente discussa
2. l'intero territorio comunale deve essere coinvolto nel processo consultivo e deliberativo
3. il processo deve reiterarsi nel tempo secondo un ciclo di incontri prefissati.
4. il processo deve includere forme di deliberazione pubblica
5. deve essere fatta la rendicontazione finale dei risultati raggiunti
Qualcuno, sicuramente, ci dirà che questa è una cosa facile a dirsi ma ben più difficile da realizzare nei fatti, anche per il possibile appesantimento del già lento iter amministrativo di approvazione del Bilancio di Previsione annuale del comune.
Tuttavia, riteniamo opportuno che, come minimo, l’Amministrazione Comunale consulti obbligatoriamente, prima della stesura e dell'approvazione del Bilancio di Previsione, le varie figure della comunità attraverso le consulte territoriali (individuate con la suddivisione del paese in rioni o contrade in cui la popolazione di ciascuna contrada è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità in vari campi o settori) e tematiche (individuate su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative, sindacati, imprenditori, commercianti, studenti, etc.).
[PER COMPRENDERE MEGLIO COS’è IL BILANCIO PARTECIPATIVO E COME FUNZIONA SI Può CONSULTARE, A TITOLO ESEMPLIFICATIVO IL REGOLAMENTO DEL BILANCIO PARTECIPATIVO DEL COMUNE DI CARDANO AL CAMPO (VA) https://docs.google.com/file/d/1gODv4WBhBiP33i3vXZmhnxewcPiWt1oAGLiQSJoxymh6wRc3zJ1tK13Hly3N/edit?hl=it ]
Proponiamo, inoltre, nell'ambito di una più generale disciplina attuativa con adozione di appositi regolamenti per il referendum propositivo ed abrogativo, quale essenziale strumento di democrazia partecipativa,l'Introduzione del referendum finanziario senza quorum per investimenti superiori al milione di euro o di palese rilevanza sociale e ambientale: questo significa che il Comune, in caso di approvazione della proposta, dovrà obbligatoriamente interpellare la cittadinanza per l'approvazione di spese che superano questa soglia economica o che hanno le caratteristiche sopra citate.
Anche su questo strumento di partecipazione dei cittadini ci saranno, sicuramente, molti scettici.
Tuttavia, ricordiamo a quanti fossero scettici e poco inclini alla partecipazione dei cittadini alle decisioni, anche economiche, della comunità, che tale strumento fu proposto per la prima volta già nel 1898 da uno dei massimi economisti italiani, Antonio De Viti De Marco, propugnatore, già all’indomani dell’Unità d’Italia, del decentramento amministrativo e fiscale quale secolare soluzione alla questione meridionale.
De Viti De Marco, infatti, proponeva l´introduzione di referendum finanziari per mettere fine alla finanza pubblica “allegra”, causata soprattutto da categorie e da classi sociali parassitarie e dedite già allora alla redistribuzione dal basso verso l´alto e affermava che il sindacato finanziario deve essere esercitato in ultima analisi dal contribuente e da nessuno che si interponga fra il contribuente e l´amministrazione.
E ancora, per chi non vuol andare così indietro nella storia, basta vedere come la Svizzera, grazie all’applicazione dei referendum confermativo, propositivo e finanziario, sia diventata uno dei paesi con minor indebitamento pubblico, con un livello impositivo più basso, con una maggior efficienza dell’amministrazione pubblica e stabilità dell’economia.
Ci sono tutta una serie di ricerche non solo in Svizzera, ma anche in California e altri stati federati degli USA che comprovano questa dinamica: dove funzionano bene i meccanismi di democrazia diretta ci sono:
- meno spese pro capite per l’amministrazione pubblica e un livello contributivo minore
- una distribuzione dei redditi più equa
- più responsabilità dei cittadini per il fisco.
In effetti, si registra anche un effetto positivo nella lotta contro l’evasione fiscale. Nei Cantoni dove più si vota su questioni fiscali l’evasione risulta più bassa. Ciò si verifica a causa di un semplice legame: più contenti i cittadini sono con l’amministrazione pubblica, anche perché direttamente coinvolti nelle scelte, più disposti sono a pagare le imposte dovute. Più possono influire direttamente sulle spese e sul modo in cui vengono prodotti i servizi pubblici, più si sentono corresponsabili. Più i cittadini possono controllare la spesa pubblica, più si rafforza la loro disponibilità di sostenere lo sforzo fiscale.
Un circolo semplice e virtuoso.
Perché non applicarlo anche a San Giorgio del Sannio?
Perché correre il rischio di investimenti sbagliati e non produttivi per la comunità, quale ad es. quello del depuratore in zona Gianguarriello?
Ricordiamo, infatti, ove ce ne fosse ancora bisogno, non solo che, relativamente al depuratore di Gianguarriello, l’ex sindaco Giorgio Nardone è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Benevento per avere inquinato il Torrente Mele e per aver, a distanza di mesi dall'accertamento dell'inquinamento, omesso di adottare provvedimenti tempestivi, ma anche che la proroga della convenzione con l’Alto Calore s.p.a (scaduta il 30.06.2011) per la gestione dell’impianto ha comportato per l’ente una spesa di 68.000,00 euro annue e che l’accesso ad un bando di finanziamento di 1.394.434 euro per il potenziamento dell’impianto è stato prima dichiarato irregolare e poi non più concretizzato, preferendo, non si capisce bene per quale motivo, non accedere alle risorse piuttosto che rifare il bando.
Non possiamo esserne certi, ma possiamo ragionevolmente pensare che un referendum cittadino sulla gestione del depuratore, sulle spese aggiuntive, a dire il vero piuttosto onerose per le casse comunali, che il suo malfunzionamento stava determinando e sull’opportunità di seguire procedure opportune e rientranti nei termini di legge per accedere ai finanziamenti relativi al potenziamento dell’impianto, avrebbe potuto esiti diversi dalla linea seguita dall’amministrazione comunale.
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Ad integrazione della nostra precedente del 25 maggio c. a., acquisita al protocollo comunale con
n° 7990 inviamo all’attenzione dell’Amministrazione Comunale le seguenti ulteriori osservazioni e proposte.
§1. CENSIMENTO PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE E STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
Ci permettiamo di suggerire un’ulteriore azione, sollecitata da una parte della minoranza consiliare nell’ultimo consiglio comunale, ma già giacente come invito del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, in chissà quale cassetto di chissà quale ufficio del Comune di San Giorgio: si tratta del CENSIMENTO NON DEGLI IMMOBILI AFFITTATI E IN CUI SOTTO PRESTANOME SI PRATICHEREBBERO ATTIVITA' ILLECITE (per cui vanno intensificati i controlli dell'Autorità Di Pubblica Sicurezza),MA SOPRATTUTTO DEL CENSIMENTO DEGLI IMMOBILI SFITTI ESISTENTI SUL TERRITORIO COMUNALE.
Ci risulta, dal momento che il nostro Forum Civico ha costituito un Comitato Locale del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, che al Comune di San Giorgio del Sannio sia stata già da tempo inviata la scheda (elaborata da amministratori, architetti, urbanisti e professionisti del settore) che l’ente locale è chiamato a compilare entro 6 mesi, al fine di fornire dati utili per l’elaborazione di una proposta di legge d’iniziativa popolare per assicurarsi che il metodo di pianificazione del territorio individuato dal Forum diventi un criterio unico da adottare in tutti i comuni italiani.
E’ questa un’occasione importante offertaci dal Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, dal momento che costituisce il primo e fondamentale passo per scongiurare piani urbanistici lontani dai bisogni effettivi delle comunità locali, che prevedano sviluppi edilizi inutili, eccessivi, per meri fini speculativi e di consumo di suolo, data l’ampia disponibilità di edifici già esistenti e per un’urbanistica a crescita zero.
San Giorgio del Sannio, non ha sicuramente bisogno della costruzione di altri edifici né in centro né in periferia, nè a maggior ragione di scempiare suolo fertile e produttivo della contrada di San Giovanni, ha bisogno bensì di un’attenta e scrupolosa analisi dell’esistente e di una programmazione territoriale intelligente e realmente basata sugli effettivi bisogni della comunità.
§2. IMU SULLA PRIMA CASA
Infine, un ‘ultima proposta, ultima in ordine di elenco ma non d’importanza, vista la crisi economica che ci attanaglia: SCHIERARSI A FAVORE DI UNA RIELABORAZIONE E MODIFICA IMMEDIATA DELL’IMU, tassa che, così come è stata pensata, è a forte rischio di incostituzionalità e non porterà alcun vantaggio economico nelle casse comunali.
Tale osservazione si basa sul contrasto dell’IMU con gli articoli 47 e 53 della Costituzione: il primo dove si afferma che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; il secondo quando stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Nonché con l’art. 23, così come osservato dall’ufficio studi di Montecitorio, secondo cui «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge».
Il sistema per il pagamento dell’IMU, invece, rinvia a un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (che palazzo Chigi dovrà emanare entro il 10 dicembre) la modifica definitiva delle aliquote e delle detrazioni sull’abitazione principale. E lo stesso dicasi per i fabbricati rurali e i terreni, per i quali le modifiche introdotte dalle commissioni bilancio e finanze del Senato e confluite nel maxiemendamento prevedono che sempre con dpcm vengano fissate le aliquote in modo da garantire che il gettito complessivo dell’IMU rurale non superi per il 2012 le stime del Ministero dell’Economia.
Nel frattempo i Comuni in vista dell’approvazione dei bilanci da chiudere entro il 30 giugno iscriveranno nei preventivi le entrate da IMU sulla base degli importi predeterminati dal Ministero dell’Economia per ciascun ente attraverso il meccanismo contabile dell’ «accertamento convenzionale».
Entro il 30 settembre i sindaci, sulla base dei primi dati di gettito che inizieranno ad affluire a fine luglio, potranno modificare aliquote e detrazioni. Infine, entro il 10 dicembre, con uno o più dpcm su proposta del Ministero dell’Economia, il governo provvederà a ritoccare le aliquote e le detrazioni oggi stabilite per l’abitazione principale (200 euro più 50 euro per ogni figlio di età non superiore a 26 anni, fino a un massimo di 600 euro complessivi di detrazione). La revisione è finalizzata ad assicurare l’ammontare del gettito complessivo previsto per il 2012.
Ma anche in questo caso valgono gli stessi rilievi visti prima: una prestazione patrimoniale non può essere imposta con dpcm. E la necessità di tenere aperta una seconda chance una volta determinato il reale gettito dell’IMU non costituisce una valida ragione per demandare a una fonte di rango secondario (o «subprimario») la fissazione delle aliquote definitive. Tanto più che, osserva l’ufficio studi di Montecitorio, il decreto Salva-Italia «non aveva esplicitamente quantificato il gettito atteso dalla norma, che trova la propria quantificazione nella sola relazione tecnica».
L’IMU, inoltre, così come osservato dall’ANCI (che evidenzierà tutta la sua contrarietà alla tassa con una campagna di mobilitazione dei sindaci che durerà fino al 24 maggio) non è dei comuni, e fa sì che i cittadini siano più tassati e i comuni più poveri.
Dati alla mano, infatti, l’Anci, in una conferenza stampa tenutasi a Roma nei giorni scorsi ha dimostrato come l’IMU sia molto più onerosa per gli italiani e che, rispetto alla vecchia ICI, i comuni perdono, con l’IMU, circa il 30% delle loro entrate. Nel 2011, infatti, l’ICI ha pesato sui contribuenti per 9,2 miliardi; l’IMU quest’anno dovrebbe portare 21,4 miliardi di entrate (una cifra sovrastimata, secondo l’Anci). In pratica, le imposte sulla casa nel 2012 aumenteranno, per i cittadini, del 133%. Per quanto riguarda invece i comuni, con l’introduzione dell’IMU, questi dovrebbero ricevere 3,2 miliardi, ma a causa dei tagli previsti, pari a 5,7 miliardi, i comuni perderanno 2,5 miliardi dunque il 27% della vecchia Ici.
Dati alla mano, infatti, l’Anci, in una conferenza stampa tenutasi a Roma nei giorni scorsi ha dimostrato come l’IMU sia molto più onerosa per gli italiani e che, rispetto alla vecchia ICI, i comuni perdono, con l’IMU, circa il 30% delle loro entrate. Nel 2011, infatti, l’ICI ha pesato sui contribuenti per 9,2 miliardi; l’IMU quest’anno dovrebbe portare 21,4 miliardi di entrate (una cifra sovrastimata, secondo l’Anci). In pratica, le imposte sulla casa nel 2012 aumenteranno, per i cittadini, del 133%. Per quanto riguarda invece i comuni, con l’introduzione dell’IMU, questi dovrebbero ricevere 3,2 miliardi, ma a causa dei tagli previsti, pari a 5,7 miliardi, i comuni perderanno 2,5 miliardi dunque il 27% della vecchia Ici.
E’ necessario, se non indispensabile, quindi, che gli Enti Locali chiedano modifiche immediate all’IMU, in modo che diventi per davvero una tassa municipale. Si potrebbe, ad esempio, rinunciare a tutti i trasferimenti statali in modo proporzionale alle entrate dell’IMU, a patto, però, che queste entrate rimangano per intero sui territori: i cittadini, infatti, hanno diritto di poter vedere in modo oggettivo che fine fanno le loro tasse e su come si spendono i soldi ricavati dalle tasse gli amministratori devono essere giudicati.
Questo in via generale.
In via particolare e specifica sulla "prima casa", non possiamo sottacere il fatto emergente dal pur inadeguato dato normativo che in base al decreto legge 221 del 6 dicembre 2011 i comuni possono disporre l’elevazione dell’importo della detrazione, fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio :VALE A DIRE CHE I COMUNI POSSONO, ... SE VOGLIONO... NON FAR PAGARE L'IMU SULLA PRIMA CASA!!!
Fondamentale è l'art. 13 del decreto che al comma 10 stabilisce a lettere cubitali che: "I comuni possono disporre l’elevazione dell’importo della detrazione, fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio.
QUESTO E' IL PUNTO FONDAMENTALE:FINO A CONCORRENZA DELL'IMPOSTA DOVUTA !
Ne consegue che il Comune di San Giorgio del Sannio può se vuole, conformemente alle nostre richieste, non far pagare l'IMU sulla prima casa che è un diritto inalienabile della persona così come sancita dall'art.....della Costituzione.
Diverso il discorso per le seconde, le terze o le quarte case o quelle "a insaputa" che però riguardano esponenti della casta e non comuni mortali !
Diffidiamo dunque il Comune di San Giorgio del Sannio a non applicare l’Imu sulla prima casa e a chiedere a gran voce una rimodulazione per quanto riguarda tutti gli altri obiettivi di una tassa ingiusta ed iniqua”. Chiediamo che si convochi apposito consiglio che decida all’unanimità - quale organo elettivo e non corporazione di nominati -insieme ai consiglieri di maggioranza e opposizione, di “ignorare” la tanto criticata batosta voluta dal governo Monti.
Basterebbe rendersi conto che tutto ciò è un “Doveroso atto di disobbedienza civile. e una doverosa astensione dall'essere il complice braccio armato di chi induce al suicidio.