Il Comune di San Giorgio del Sannio ha celebrato l'8 marzo, la Giornata internazionale della donna attraverso la prima seduta pubblica della Consulta delle Donne, recentemente istituita nel nostro Comune.
Nel manifesto che pubblicizza l’evento leggiamo che essa “dovrà essere un organismo libero e volontario di elaborazione di tutte le tematiche afferenti al mondo femminile e un laboratorio di collaborazione e accompagnamento delle problematiche e delle proposte amministrative” e, poche righe più sotto, apprendiamo che il Sindaco stesso porgerà alle presenti gli auguri per la “Festa della Donna”.
Con tutto il rispetto, gentile Sindaco, credo che questo organismo, che nella maniera più ovvia di questo mondo, inizia il suo percorso l’8 marzo e che le fornisce l’occasione per fare gli auguri per la “FESTA della donna” (festa, si badi bene, con tutto il sapore commerciale che questo termine si porta dietro) a tutte le presenti sia quanto di più superato e perfino inutile si potesse creare.
Sono, infatti, fermamente contraria, e mi sia consentito sostenerlo a voce alta, all’idea di una consulta femminile dal momento che essa non solo non risolve il problema della rappresentanza femminile nelle istituzioni, ma finisce per creare una sorte di ghetto dove la “casta” delle donne viene mantenuta in un perenne stato di inferiorità.
Possibile che non sia servito a nulla l’invito di Simone de Beauvoir a “spezzare il cerchio”?
Le donne devono liberarsi dall’isolamento dei comitati femminili per aprirsi alla società tutta, coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni in percorsi educativi volti a promuovere la parità di genere, l’educazione alle differenze, l’uguaglianza dei diritti, a contrastare le espressioni stereotipate che facciano prevalere la superiorità o l’inferiorità di un sesso sull’altro, a combattere le violenze, i pregiudizi e le discriminazioni collegate.
A tal fine sarebbe stato ben più interessante, secondo il mio modesto parere, istituire una Commissione Pari Opportunità aperta anche agli uomini dal momento che il primo passo per la parità è proprio partire dal principio che uomini e donne sono, in egual misura, responsabili dell'obiettivo politico della parità tra genere.
Tale commissione avrebbe dovuto avere come obiettivo nel breve periodo quello di approfondire la conoscenza di quello che è lo stato della parità nell’area amministrativa, rivolgendo in particolare la propria attenzione alla “Carta europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”[http://www.ccre.org/docs/charte_egalite_it.pdf], scritta dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa nel quadro del V Programma di azione comunitaria per l’uguaglianza delle donne e degli uomini.
Questa Carta, oltre a sancire alcuni principi fondamentali quali la parità delle donne e degli uomini intesa come diritto fondamentale, l’eliminazione delle discriminazioni multiple e degli ostacoli alla parità, la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alle decisioni intesa come preliminare della società democratica, l’eliminazione degli stereotipi sessuali,l’inserimento della dimensione di genere in tutte le attività degli enti locali e regionali, invita, e qui sta la novità importante di questo strumento, gli enti territoriali a utilizzare i loro poteri e i loro partenariati per la redazione e realizzazione di un Piano di azione locale per la parità di donne e uomini fatto di programmi ed azioni specifiche a livello locale per garantire la piena realizzazione delle pari opportunità tra donna e uomo e per promuovere e attuare strumenti di prevenzione e di rimozione delle discriminazioni .
Questo Piano, da realizzare secondo la Carta entro e non oltre i due anni con la fattiva sinergia tra amministratori locali, dipendenti comunali, scuola, medici di base e specialisti, esperti di economia e di comunicazione, etc , dovrebbe essere l’obiettivo nel lungo Periodo della Commissione suddetta.
In Italia hanno fatto questa scelta già diverse Regioni (tra le quali Toscana, Lazio, Calabria, Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Sicilia), Province (La Spezia, Udine, Cesena) e Comuni, in tutto più di 300 Enti Locali, e sicuramente,in questo periodo di ristrettezze economiche, non è facile per un’Ente investire risorse per il raggiungimento della parità di genere.
Tuttavia, non si può non considerare che tali investimenti costituiscono le basi di una sfida culturale e sociale a lungo termine cui gli amministratori locali non possono e non devono sottrarsi se veramente vogliono determinare un cambiamento sostanziale nella vita della propria comunità.
Il Comune di San Giorgio del Sannio, invece, sembra gravitare ancora in una dimensione più teorica che pratica, una dimensione che predilige piccole azioni con altrettanto piccoli effetti sul breve periodo invece che azioni mirate e di efficacia nel lungo periodo.
Ed è scoraggiante che nessuna delle donne presenti in consiglio comunale, peraltro tutte giovani ed impegnate nei più svariati ambiti, abbiano avvertito l’esigenza di proporre un programma di azioni che non si limitino, come si legge nel Regolamento della Consulta approvato lo scorso 24 ottobre 2016 con delibera nr. 24, a valorizzare la presenza ed i contributi specifici delle donne nella collettività ed a rimuovere gli ostacoli che possono costituire discriminazione nei loro confronti, bensì a GARANTIRE la presenza ed i contributi specifici di entrambi i generi nella collettività ed a RIMUOVERE GLI OSTACOLI che possono costituire discriminazione nei confronti della loro partecipazione.
Ed è altrettanto scoraggiante osservare che non si sia spesa una sola parola sul fatto che “per giungere all’instaurarsi di una società fondata sulla parità, è fondamentale che gli enti locali e regionali integrino completamente la dimensione di genere nelle proprie politiche, nella propria organizzazione e nelle relative procedure… “ e che “ Nel mondo di oggi e di domani, una effettiva parità tra donne e uomini rappresenta inoltre la chiave del successo economico e sociale - non soltanto a livello europeo o nazionale ma anche nelle nostre Regioni, nelle nostre Città e nei nostri Comuni” [introduzione alla Carta europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale].
Il compito degli amministratori di maggioranza e di opposizione ma anche quello dei cittadini attivi è di dare vita ad azioni concrete per il miglioramento e la crescita a 360° di una comunità, pertanto, sempre in un’ottica collaborativa e propositiva, mi sia consentito proporre un cambio di rotta nell’affrontare il tema delle pari opportunità attraverso l’analisi dei numerosi esempi presenti in Italia (basta fare una semplice ricerca su Google per venirne a conoscenza), con particolare attenzione ai Comuni delle Regioni Veneto, Emilia Romagna, Toscana, all’avanguardia i tema di parità di genere, al fine di aderire, poi, alla Carta europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale.
Se tanti Comuni in Italia lo hanno già fatto, vuol sicuramente dire che le mie idee non sono frutto di allucinazioni ma che un approccio nuovo per la promozione ed attuazione del diritto alla parità è veramente possibile.
Elvira Santaniello
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