Sono uno schiaffo in pieno volto le parole di Nicola De Ieso, capogruppo di maggioranza in Consiglio Comunale a San Giorgio del Sannio riguardo all’Alto Calore e all’emergenza idrica che il Sannio e l’Irpinia stanno vivendo da molti e molti mesi!
Sono un’offesa all’intelligenza dei suoi concittadini!!!
“Le Amministrazioni comunali non hanno voce in capitolo … “ scrive “Non è concepibile che un bene pubblico e primario, gestito da un’azienda pubblica, possa essere lasciato alla deriva degli eventi. Credo sia giunto il momento di dare un segnale politico. Suggerirei al presidente di dimettersi e di chiedere l’intervento della Regione e del Governo. …”
Dunque, il capogruppo De Ieso, considera inaccettabile il fatto che i Sindaci non abbiano voce in capitolo nella gestione del servizio idrico.
Ha ragione, i Sindaci ormai non contano più nulla, dal momento che la legge regionale per il riordino del servizio idrico , legge nr. 15 del 2015, prevede un ATO (Ambito Territoriale Ottimale) unico regionale, governato da un ente di nuova istituzione, l'Ente Idrico Campano, e accentra il potere nelle mani di pochi. Infatti, tutte le decisioni sono nelle mani di un Presidente del suddetto Ente, di un Direttore Generale e di 20 membri di un Comitato Esecutivo, i quali governeranno le scelte gestionali di tutti i 550 comuni della regione.
E i Sindaci? Il ruolo dei sindaci viene relegato all’interno di 5 distretti territoriali (Napoli, Sarnese-Vesuviano, Caserta, Sele, Sannio-Irpinia) di cui fanno parte solo 30 sindaci (nel Sannio - Irpinia ad es., 30 su 193 Comuni) i quali non hanno alcuna rappresentanza giuridica e, quindi, diventano poco più che meri esecutori di decisioni provenienti dall’alto piuttosto che soggetti direttamente coinvolti nella gestione del servizio idrico insieme alle comunità locali.
I sindaci e le comunità territoriali, inoltre, non hanno nessun rapporto diretto con i gestori, i quali rispondono direttamente al direttore Generale e al Comitato esecutivo. E ancora, non è loro possibile operare un’eventuale liquidazione /rescissione del contratto con i gestori né tanto meno si comprende bene in che modo i Sindaci possono intervenire nell’elaborazione delle tariffe.
Il tutto con un evidente arretramento rispetto alla Legge 14 del 1997.
Ora però viene il bello!
Questa SCIAGURATA legge è una Legge Regionale, sostenuta, voluta ed approvata dal Consiglio Regionale della Campania presieduto da Rosetta D’Amelio e dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ovvero da quel PD campano che il capogruppo De Ieso ha promosso, sostenuto, votato e fatto votare dal 2015 in poi, impegnandosi in prima persona proprio nella campagna elettorale per le regionali di De Luca, ma anche come referente del medio Calore del Circolo Liberal del PD Sannio [https://www.ottopagine.it/bn/politica/6430/si-e-costituito-il-circolo-liberal-del-pd-sannita.shtml] prima e coordinatore di I-Dem, l’associazione politico-culturale che fa capo l’europarlamentare PD Nicola Caputo [https://sanniopage.com/sabato-lesordio-i_dem-san-giorgio-del-sannio/]poi.
Perché, dunque, non si è lamentato prima, quando questa legge veniva approvata con clamore tra le proteste in aula delle opposizioni, dei comitati per l’acqua pubblica e di Padre Zanotelli???
L’acqua non mancava già allora? Non c’erano già allora disagi notevoli per i cittadini sangiorgesi?
Certo che il problema esisteva già, ma, probabilmente, però,l’allora militante liberal PD poi I-Dem ha taciuto perché, con una similitudine mai più azzeccata, si stava abbeverando, in termini di visibilità e consensi, alla fonte di quel PD che, invece di rispettare i risultati del referendum sull’acqua pubblica, li saltava a piè pari aprendo la strada alla gestione dei servizi, acqua compresa, da parte dei privati!
Visibilità e consensi che gli sarebbero stati utili, poi, per la sua candidatura alle Comunali sangiorgesi contro un altro pezzo del PD Sannita, ancora in auge nella Provincia ma decaduto nel suo Comune, San Giorgio appunto.
E non ci si venga a dire che dal gennaio 2017 il capogruppo De Ieso ha preso le distanze dal PD dopo che, e cito dalla sua stessa nota stampa dell’epoca “il PD sannita ha scelto, legittimamente, di mantenere in vita la presidenza uscente alla Rocca pur in presenza di uno scenario mutato dopo le amministrative di giugno … Pertanto, con grande rammarico, diventa difficile immaginare una convivenza nello stesso partito. “! [https://www.ottopagine.it/bn/politica/110968/il-pd-ha-voluto-un-presidente-ignorando-la-volonta-popolare.shtml]
E’ irrilevante!
E lo è perché è troppo facile, adesso che ha preso le distanze, lamentarsi per gli esiti di una legge fatta dal suo partito di riferimento !
E’ troppo facile e troppo tardi!!!
E’ dal 2014 che il PD nazionale e i suoi governi e il PD campano regionale sono i primi nemici dell’acqua pubblica!!!
Per volere di Renzi e del suo Governo, lo Sblocca Italia (D. L. n. 133/2014, convertito nella Legge n. 164/2014) ha avuto come obiettivo principale la concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility capaci di competere all’estero e ha previsto che divenisse “gestore unico” (obbligatorio per ogni ambito territoriale) chi ha già in mano il servizio “per almeno il 25 % della popolazione” ( ovvero A2A, Iren, Hera e la famosa Acea che possiede il 15% delle quote di Gesesa etc) e poi la legge di Stabilità (legge 23 dicembre 2014, n. 190) ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno.
A ciò si devono aggiungere: - il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile ed in più cancella di fatto anche l’altro referendum, quello sulla tariffa ovvero stabilisce che si tornerà a leggere in bolletta la voce la “adeguata remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”; - e la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua , ovvero l'abolizione di quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche.
La legge regionale per il riordino del servizio idrico della Campania, infine, sin dall'art. 1, si mostra in linea di continuità con gli intenti del PD e del Governo. Nell'art. 1, infatti, si legge “La Regione Campania riconosce che l’acqua è un bene collettivo di origine naturale che va tutelato ed utilizzato prioritariamente per le occorrenze della vita umana […]“
Ebbene, definire l'acqua come bene collettivo, cioè pubblico, e non come bene comune, ovvero un diritto fondamentale della persona umana, non del cittadino, un diritto che è sopranazionale, di interesse collettivo, transgenerazionali, cioè un bene che deve arrivare alle future generazioni, costituisce l'escamotage che consente all'estensore della legge, che nel caso di questa legge regionale ha precisi indirizzi politici nazionali, di sostenere la tesi che l'acqua rimane pubblica anche se la gestione è affidata ai privati, i quali, non essendo dei benefattori gestiranno il servizio nell'ottica del massimo profitto.
Dunque, tutto ciò premesso, quale sarebbe il segnale politico di cui scrive il capogruppo De Ieso, rivolgersi alla Regione Campania e al Governo , entrambi del PD, ovvero a coloro che hanno creato il mostro Alto Calore e lo scempio della gestione del servizio idrico in Campania e che stanno preparando, insieme alla Regione Puglia di Emiliano, la più grande multi utility del Sud per la gestione dei servizi di tutto il sud Italia ???
Certo è necessario che Il Governo,la Regione Campania e il PD prendano coscienza del grande malcontento popolare che sottende alla questione della gestione del servizio idrico, ma dalla presa di coscienza all’individuazione delle soluzioni c’è un abisso!
Del resto, De Luca è stato chiaro, lo scorso luglio al Carcere Borbonico di Avellino : 214 milioni di euro vanno alle infrastrutture viarie; “sull’acqua bene pubblico bisogna decidere chi fa gli investimenti per rifare le reti, visto che lo Stato italiano i soldi non li ha, decidiamo: o ci riempiamo il cuore di poesia o facciamo arrivare l’acqua nelle case. L’acqua è un bene pubblico ma la sua gestione è molto articolata …”[http://www.orticalab.it/Vincenzo-De-Luca-Irpinia]
Il che significa che se si vuole riportare l’acqua nelle case bisogna per forza aprire ai privati che investono sulle reti idriche e, di fatto, ne diventano i padroni!!!E qui entra in campo una soluzione preconfezionata dalla politica che è quella della multi utility Gesesa/Acquedotto pugliese/Alto Calore in cui Acea e la Vianini Costruzioni, ad essa collegata la farebbero da padrone!
Questa è la situazione reale, caro capogruppo De Ieso. Dunque, sic stanti bus rebus, quale sarebbe il gesto politico da lei auspicato?
Crediamo,ma questo è anche l’indirizzo della Rete per la Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia e dei Comitati per l’acqua pubblica che l’unico vero gesto politico che sia attualmente valido sia quello di schierarsi a livello locale, regionale e nazionale a favore di una reale ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e di opporsi a ogni forma di speculazione.
E questo è possibile già a livello comunale aderendo ad es. alla Carta di Bari per la difesa delle fonti d'acqua del Mezzogiorno d’Italia, come ho già nelle settimane scorse proposto al Sindaco di San Giorgio, e approvando in consiglio comunale una delibera che sancisca da parte del Comune il riconoscimento del diritto umano all'acqua e il sostegno ufficiale da parte del Comune alla ripubblicizzazione dei servizi idrici attraverso un soggetto di diritto pubblico.
La guerra per il diritto all’acqua non è una lotta di parte e ora è il momento che chi amministrala cosa pubblica dimostri di essere dalla parte di questo diritto.
Per questo, gentile capogruppo De Ieso, la smetta di raccontare barzellette, non è stato eletto per questo! Si concentri, piuttosto, sui lavori di adeguamento sismico delle scuole, sulla manutenzione dei pubblici giardini senza l’uso del glifosato, sulle giornate ecologiche in cui si differenzia davvero e non si mischia tutto nei sacconi neri, sui suoi compiti, insomma, perché se non è in grado di adempiere adeguatamente ai suoi doveri di amministratore forse è il caso che parta da lei la lunga fila di coloro che dovrebbero farsi da parte.