E’ stato pubblicato oggi sul blog di Beppe Grillo un articolo che offre importantissimi spunti di riflessione sul concetto di acqua pubblica [http://www.beppegrillo.it/acqua-e-limone-la-battaglia-dell…/].
In questo articolo si fa riferimento al caso del Comune di Limone sul Garda il cui sindaco ha iniziato una battaglia contro Acque Bresciane per mantenere totalmente pubblica la gestione del servizio idrico.
Limone sul Garda, infatti, secondo l'articolo 64 del Collegato ambientale alla legge di stabilità, approvato a dicembre 2015 dal Parlamento ed entrato in vigore il 2 febbraio 2016, ha tutte le caratteristiche previste per la gestione in house: non solo ha meno di mille abitanti, ma si approvvigiona anche da fonti pregiate, sorgenti in parchi naturali o aree naturali protette, ed utilizza in maniera efficiente la risorsa tutelando il corpo idrico.
Nonostante ciò, una recente sentenza del Consiglio di Stato ha imposto al Comune il divieto di gestione del proprio acquedotto, per cui il Sindaco si è rifiutato di riconsegnare le chiavi dell’impianto ed ha immediatamente fatto riscorso.
Questa situazione paradossale mette davanti ai nostri occhi in maniera nuda e cruda il fatto che, nonostante la legge consenta la gestione in house quando un Comune ha specifiche caratteristiche, l’obiettivo del profitto è sempre più spesso predominante rispetto al concetto dell’acqua bene comune e fuori dal mercato, sancito dal voto di 27 milioni di italiani.
Praticamente, anche quando e dove la legge lo consente, il voto degli italiani viene calpestato!!!
Ebbene, ritengo che il caso di Limone debba essere un esempio ed uno sprone per il Sannio e per l’Irpinia, considerata la presenza in questi territori non solo di piccoli comuni montani ma anche di comuni che si approvvigionano a sorgenti di pregio.
Perché, dunque, non sfruttare le opportunità fornite dalla legge per ritornare ad una gestione totalmente pubblica?
La risposta pare scontata: la politica, quella del PD in particolare, che da anni ha dato vita a tutti i possibili appoggi normativi atti a favorire i privati per la gestione dei servizi (trasporti, rifiuti, e naturalmente acqua) pare essere uno dei peggiori deterrenti alla ripubblicizzazione!
Tuttavia, c’è un’altra domanda da porsi: perché in Irpinia e Sannio né ambientalisti né comitati né soprattutto il M5S, l’unica forza politica che ha l’acqua pubblica tra i temi fondanti, si sono interessati di questa opportunità fornita dalla legge che potrebbe creare un corto circuito all’interno delle attuali società di gestione del servizio idrico, in bilico tra fallimenti e fusioni???
In verità, sembra proprio che il tema della ripubblicizzazione faccia paura un po’ a tutti, da una parte a coloro che, ambientalisti, comitati, sindaci e amministratori in generale, probabilmente, non vogliono scontentare i propri politici di riferimento, dall’altra ai pentastellati eletti a tutti i livelli, probabilmente imbarazzati dal dover affrontare il tema della non proprio effettiva ripubblicizzazione del servizio idrico a Roma e a Torino.
Oggi, però, non è più tempo di cincischiare!
Le fonti presenti nella nostra terra hanno necessità immediata di essere tutelate, protette e gestite con società pubbliche al 100% in modo che l’acqua sia veramente vissuta come un diritto inalienabile di ognuno.
E adesso, stante il ruolo politico di preminenza assunto dal M5S , i tempi sono maturi per un’azione congiunta tra Parlamentari e territori che studi soluzioni compatibili per la gestione in house del servizio idrico nei Comuni aventi le caratteristiche previste dal Collegato ambientale e per la salvaguardia dei santuari dell’acqua irpini, sanniti e di tutto il sud Italia.
L’appello, dunque, è ai pentastellati eletti a tutti i livelli affinché, oltre a sottoscrivere l’impegno della donazione dei propri emolumenti per azioni di natura sociale, si assumano di fronte al popolo che li ha eletti la responsabilità di creare tavoli di lavoro per la ripubblicizzazione del servizio idrico in collaborazione sia con esperti giuristi che con i comitati locali.
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