Ai nostri Comuni continuano ad arrivare fax targati Alto Calore Servizi con i quali si comunicano interruzioni serali e notturne, i cittadini vivono ormai con gli inseparabili secchi di riserva dietro le porte e i politici, nazionali e locali, tacciono, anche coloro che l’acqua ce l’hanno tra le stelle del loro programma!
Eppure da un po’ di tempo a questa parte ci sarebbero tanti argomenti su fui fare serie riflessioni anche a livello locale, ma evidentemente , e lo sosteniamo da tempo, organizzare momenti di informazione per la cittadinanza è molto meno redditizio che fare campagne di marketing politico a base di selfie con i parlamentari di riferimento, soprattutto ora, con le elezioni nazionali alle porte.
Ma tant’è.
Allora, vediamo un po’ quali sono questi argomenti.
Il primo e più importante è l’obiettivo del Governatore della Puglia, il piddino Emiliano, di creare la prima grande multiutility del Sud Italia grazie all’ingresso nella gestione dei servizi (acqua, rifiuti, energia,trasporti) delle multinazionali Suez e Veolia.
In questo progetto rientrerebbero, oltre ad Acquedotto Pugliese, anche Gesesa, società mista di proprietà del colosso privato Acea, e Alto Calore Servizi e in questa direzione va visto il recentissimo riavvicinamento di Alto Calore e Gesesa,il cui amministratore delegato Ferrari ha nei giorni scorsi rilasciato interviste in tal senso [http://www.orticalab.it/Acqua-riecco-Gesesa-L-Alto-Calore].
Peccato, però, che anche questo progetto vada totalmente contro gli esiti del Referendum sull’Acqua pubblica così come è accaduto negli anni scorsi con la Legge n. 164/2014 (concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility), la legge 23 dicembre 2014, n. 190 ( che ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno), il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia ( che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile), la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua (che abolisce quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche).
Siamo di fatto in uno stato di ILLEGALITA’,non solo nei confronti dell’esito del Referendum ma anche nei confronti delle direttive UE, tanto che la Commissione europea ha emanato severe sanzioni contro l’Italia per flagrante inadempienza nel campo della salvaguardia e protezione delle risorse idriche, della qualità delle acque potabili e della presentazione/esecuzione di piani nazionali di gestione dei bacini idrografici. Tale stato d’illegalità macroscopica, inoltre, perdura anche rispetto alle azioni di gestione del territorio, dei suoli, dei corpi idrici, dal momento che il governo non fa che navigare a vista, nell’urgenza (leggasi EMERGENZA) continua, in reazione ai sempre più frequenti e gravi disastri delle inondazioni, delle siccità, delle frane, dei terremoti causati in larga parte dall’incuria, dagli interessi corporativi a corto termine, e dalla corruzione di tanta parte della politica nazionale e locale.
L’ultimo evidente accadimento che conferma l’adesione della politica nazionale e locale alla teoria capitalista mercantile dell’acqua è stato il Festival dell’acqua, organizzato a Bari nei giorni scorsi proprio nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese ad opera di Utilitalia, la federazione italiana delle multiutilisties che vede attivamente coinvolte ACEA, HERA, IREN, A12, Suez, Veolia e tutta la crème del mondo tecno-scientifico italiano al servizio del settore privato, quasi a mandare un segnale pubblico della disponibilità finale delle autorità pugliesi a cedere la gestione dei servizi idrici ai privati.
NON SI PUO’ CONTINUARE A TACERE SU QUESTI FATTI!!!
E soprattutto non si può continuare a stare nell’immobilità aspettando che le cose si risolvano, perché da sola la situazione non cambierà di certo!
Per questo motivo, ci uniamo alla Rete per la Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia riunitasi a Bari il 7 ottobre scorso e ci impegniamo a diffondere la CARTA DI BARI, sottoscritta in quella sede, per riaffermare con forza e serietà che i cittadini vogliono essere parte attiva nei processi di decisione del presente e del futuro dell’acqua nelle loro regioni.
La Carta di Bari, inoltre, riafferma la scelta, sancita dal referendum del 2011, in favore dell’acqua bene comune pubblico e del diritto umano all’acqua per la vita, che non deve essere pagato in veste di consumatori ma finanziato come cittadini, dalla fiscalità e dalla collettività e propone cinque priorità d’azione e di regolazione pubblica a livello regionale/nazionale e europeo/mondiale e specialmente per una politica dell’acqua del Mezzogiorno: promozione (indispensabilità dell’acqua per la vita), protezione (contro l’accaparramento, i furti, l’inquinamento, il bioterrorismo…), prevenzione (innovazioni per ridurre i prelievi, gli sprechi, garantire la conservazione, migliorare la qualità), partecipazione (anima della democrazia) e prossimità (la cura dell’acqua è propria delle comunità).
Per tutte le motivazioni sopra espresse, i cittadini attivi del Meetup Amici di Beppe Grillo di San Giorgio del Sannio fanno proprie le conclusione dell’incontro tenutosi a Bari e INVITANO tutti i cittadini sangiorgesi e sanniti “di buona volontà ad attivarsi con ogni azione di resistenza e pressione democratica, per ottenere il rispetto dell’esito del referendum del 2011, la riappropriazione delle fonti d’acqua, l’applicazione dei principi di partecipazione democratica recuperando un ruolo politico nel governo e nella gestione del servizio idrico integrato”.
La partecipazione e la mobilitazione pacifica sono le uniche armi che abbiamo per combattere la negazione dell’esito referendario del 2011 e per sancire che l’acqua non è una merce ma un diritto inalienabile di tutti.
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