martedì 28 novembre 2017

Le ultime sull'inquinamento da Glifosato nella nuova Villa Comunale di San Giorgio del Sannio.

Nota di Elvira Santaniello, membro del Meetup e firmataria dell'esposto alla Procura delle Repubblica di Benevento sulla presenza di glifosato nella nuova villa comunale 

Cominciano ad esserci novità riguardo alla questione del possibile uso di diserbanti chimici nella costruenda nuova Villa Comunale di San Giorgio (vedi articolo a firma di Andrea Porrazzo su Il Sannio Quotidiano)

Dopo le ripetute richieste di chiarimenti sull’uso di diserbanti chimici nella nuova Villa Comunale di Via A. Moro e dopo il mio esposto alla Procura della Repubblica di Benevento, è stata pubblicata all’Albo Pretorio la determina del Responsabile del Servizio Lavori pubblici nr. 1095 del 22/11/2017 avente per oggetto: Comunicazione superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) del terreno della costruenda nuova villa comunale di via A.Moro a seguito del procedimento penale n. 1014/2017 RG. Mod.45. Provvedimenti da adottare ai sensi dell’art. 242 comma 2 del D.L.vo 152/2006 e ss.mm.ii.

In questo atto, il responsabile del procedimento, Arch. Fusco, determina di richiedere ad una ditta specializzata di Benevento la migliore offerta per l’esecuzione delle indagini preliminari sui parametri oggetto di potenziale inquinamento nella costruenda nuova villa comunale e per effettuare campionamenti di terreni della costruenda nuova villa per ricercare specificatamente residui di presidi fitosanitari, di parametri Glifosate, 2,4- D, Dicamba, MCPA e MCPP-P,(DICOPHAR).

Fin qui tutto bene, perché tali analisi ci diranno se il glifosato è stato usato oppure no.
Tuttavia, le premesse alla determinazione lasciano veramente senza parole!

Infatti, l’ Arch. Fusco , dopo aver precisato che la Regione Carabinieri Forestale Campania – gruppo di Benevento - in data 21 Luglio 2017, con personale ARPAC del Dipartimento di Benevento, ha eseguito il controllo e il campionamento di terreni all’interno dell’area della predetta costruenda nuova villa comunale, scrive anche che con nota PEC del 15/11/2017, acquisita al prot. comunale in pari data al n.21901, l’ARPAC- Dipartimento di Benevento- ha comunicato al Comune di San Giorgio i risultati dei campionamenti effettuati, risultati che, però, non vengono pubblicati.

Successivamente, poi, sempre l’Arch. Fusco scrive che i campioni di terreni prelevati dall’ARPAC in sede di sopralluogo effettuato in data 21 Luglio 2017 non sono stati esaminati dall’ARPAC -sede Pozzuoli (NA)- in quanto il suo laboratorio non esegue campionamenti di terreni per l’individuazione del glifosato. Ecco, dunque, perché si richiede l’intervento di un laboratorio specializzato di Benevento.

Ma ora viene il bello!

Nel paragrafo successivo, l’Arch. Fusco, scrive che dall’esame del rapporto di prova effettuato dall’ARPAC in data in data 21 Luglio 2017 è emerso il superamento di alcuni valori di concentrazione della soglia di contaminazione di terreno per la destinazione d’uso di verde pubblico dell’area di che trattasi e nei limiti per siti ad uso commerciale e industriale.

“Quindi - continua - la potenziale contaminazione segnalata dall’ARPAC a seguito di analisi di campioni di terreno effettuati nella costruenda nuova villa comunale di via A.Moro, non è attribuibile allo spargimento del diserbante utilizzato per far rinsecchire l’erba nata spontaneamente ma, quasi certamente alla storia del sito (coltivazione intensiva di tabacco svolta per un lungo lasso di tempo dai proprietari e conduttori del fondo agricolo, a partire dagli anni ‘80 fino al 2005 circa)”.

In buona sostanza, il buon Arch. Fusco, attribuendosi un ruolo scientifico che non ha e senza pensare minimamente che la sua affermazione dovrebbe almeno essere suffragata dai risultati delle analisi ARPAC, dichiara che non vi è correlazione tra l’uso del diserbante da parte del Comune e la contaminazione del terreno.
In questo modo, si mette le spalle al coperto, magari confidando che nessuno vada a leggere nelle pieghe della deliberazione.
Ma, “è nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda” dice il vecchio adagio e la sottoscritta lo sa!

Infatti, la sequenza dei fatti, così come elencata nelle premesse della determina, ci dice che l’ARPAC ha fatto i prelievi, dalle prime indagini il sito è risultato inquinato da qualcosa che non sappiamo perché gli esiti dei campionamenti non sono stati pubblicati; l’ARPAC stessa, poi, non ha potuto verificare la presenza di glifosato in quanto il suo laboratorio non esegue campionamenti di terreni per l’individuazione di tale sostanza, per cui devono essere commissionate analisi ulteriori presso un laboratorio specializzato.
Questo e solo questo è quanto avrebbero dovuto contenere le premesse della determinazione, senza lasciare spazio alle interpretazioni personali dell’Arch. Fusco, interpretazioni che lasciano il tempo che trovano e, presumibilmente, sono volte a difendere il proprio ufficio da eventuali successive accuse!

Per questo motivo, ritengo l’ affermazione dell’Arch. Fusco del tutto inopportuna, inappropriata e inaccettabile così come ancora più inaccettabile è il fatto che l’Amministrazione Comunale non sovrintenda all’emanazione di questi atti così approssimativi e superficiali, che minano una corretta azione amministrativa ed una corretta operatività dell’Ente Locale in tema di salute pubblica e tutela ambientale.
Pertanto, in quanto firmataria dell’esposto alla Procura della Repubblica di Benevento, prendo atto del superamento di alcuni valori di concentrazione della soglia di contaminazione di terreno per la destinazione d’uso di verde pubblico dell’area della costruenda nuova Villa Comunale e, in attesa dei risultati delle analisi sulla presenza di glifosato, mi aspetto, in ottemperanza alle norme che riguardano le informazioni ambientali, una solerte pubblicazione sul sito del Comune degli esiti delle analisi dell’ARPAC contestualmente alla nota in cui l’ARPAC stessa dichiara che il suo laboratorio non esegue campionamenti di terreni per l’individuazione di tale sostanza.
In conclusione, mi sia consentita una chiosa di natura politica.
E’ chiaro ed evidente a tutti che questa questione non sarebbe stata sollevata e non si sarebbe mai saputo dell’inquinamento del terreno della costruenda nuova Villa Comunale di San Giorgio se non ci fosse stato l’intervento diretto presso la Magistratura dei cittadini!!!
Questo è l’ennesimo segno dell’inerzia o meglio dell’inesistenza di un’opposizione al Comune di San Giorgio!!!

Certo non ci saremmo aspettati, proprio su questa questione così delicata, un intervento del Gruppo Ricci, dal momento che proprio la Villa Comunale è stato uno dei suoi cavalli di battaglia, ma almeno la consigliera del M5S avrebbe dovuto informarsi, interrogare, denunciare, cercare di sbrogliare questa intricata matassa!
Eppure, il giorno 8 maggio, all’alba di questa storia, è stato pubblicato sul profilo Facebook del M5S San Giorgio del Sannio un video sul glifosato con la seguente didascalia: “Stiamo preparando una proposta da presentare al comune di San Giorgio del Sannio, grazie all'aiuto dei nostri portavoce al Parlamento.” 
Dov’è finita questa proposta? E poi, è mai possibile che l’azione amministrativa di un consigliere del M5S di opposizione si limiti ad un post su Facebook???
Evidentemente questo esposto, nella concezione della politica come marketing che pare avere la consigliera sangiorgese, non aveva lo stesso valore mediatico dei faldoni consegnati alla Raggi o delle presunte vagonate di documenti depositati alla procura di Avellino sotto i riflettori delle tv e i flash dei fotografi!!!

Ma tant’è. 
La verità, e su questo non ci sono dubbi di sorta, è che l’unica vera opposizione che realizza un concreto monitoraggio sull’attività amministrativa sono i cittadini e lo sono da 15 anni a questa parte, da quando il M5S nemmeno esisteva!


















sabato 18 novembre 2017

Le parole del capogruppo di maggioranza De Ieso sul razionamento idrico sono un'offesa all'intelligenza dei cittadini!!!

Sono uno schiaffo in pieno volto le parole di Nicola De Ieso, capogruppo di maggioranza in Consiglio Comunale a San Giorgio del Sannio riguardo all’Alto Calore e all’emergenza idrica che il Sannio e l’Irpinia stanno vivendo da molti e molti mesi!
Sono un’offesa all’intelligenza dei suoi concittadini!!!

Le Amministrazioni comunali non hanno voce in capitolo … “ scrive “Non è concepibile che un bene pubblico e primario, gestito da un’azienda pubblica, possa essere lasciato alla deriva degli eventi. Credo sia giunto il momento di dare un segnale politico. Suggerirei al presidente di dimettersi e di chiedere l’intervento della Regione e del Governo. …”
Dunque, il capogruppo De Ieso, considera inaccettabile il fatto che i Sindaci non abbiano voce in capitolo nella gestione del servizio idrico. 
Ha ragione, i Sindaci ormai non contano più nulla, dal momento che la legge regionale per il riordino del servizio idrico , legge nr. 15 del 2015, prevede un ATO (Ambito Territoriale Ottimale) unico regionale, governato da un ente di nuova istituzione, l'Ente Idrico Campano, e accentra il potere nelle mani di pochi. Infatti, tutte le decisioni sono nelle mani di un Presidente del suddetto Ente, di un Direttore Generale e di 20 membri di un Comitato Esecutivo, i quali governeranno le scelte gestionali di tutti i 550 comuni della regione.
E i Sindaci? Il ruolo dei sindaci viene relegato all’interno di 5 distretti territoriali (Napoli, Sarnese-Vesuviano, Caserta, Sele, Sannio-Irpinia) di cui fanno parte solo 30 sindaci (nel Sannio - Irpinia ad es., 30 su 193 Comuni) i quali non hanno alcuna rappresentanza giuridica e, quindi, diventano poco più che meri esecutori di decisioni provenienti dall’alto piuttosto che soggetti direttamente coinvolti nella gestione del servizio idrico insieme alle comunità locali.
I sindaci e le comunità territoriali, inoltre, non hanno nessun rapporto diretto con i gestori, i quali rispondono direttamente al direttore Generale e al Comitato esecutivo. E ancora, non è loro possibile operare un’eventuale liquidazione /rescissione del contratto con i gestori né tanto meno si comprende bene in che modo i Sindaci possono intervenire nell’elaborazione delle tariffe.
Il tutto con un evidente arretramento rispetto alla Legge 14 del 1997.

Ora però viene il bello!
Questa SCIAGURATA legge è una Legge Regionale, sostenuta, voluta ed approvata dal Consiglio Regionale della Campania presieduto da Rosetta D’Amelio e dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ovvero da quel PD campano che il capogruppo De Ieso ha promosso, sostenuto, votato e fatto votare dal 2015 in poi, impegnandosi in prima persona proprio nella campagna elettorale per le regionali di De Luca, ma anche come referente del medio Calore del Circolo Liberal del PD Sannio [https://www.ottopagine.it/bn/politica/6430/si-e-costituito-il-circolo-liberal-del-pd-sannita.shtml] prima e coordinatore di I-Dem, l’associazione politico-culturale che fa capo l’europarlamentare PD Nicola Caputo [https://sanniopage.com/sabato-lesordio-i_dem-san-giorgio-del-sannio/]poi.
Perché, dunque, non si è lamentato prima, quando questa legge veniva approvata con clamore tra le proteste in aula delle opposizioni, dei comitati per l’acqua pubblica e di Padre Zanotelli???
L’acqua non mancava già allora? Non c’erano già allora disagi notevoli per i cittadini sangiorgesi?
Certo che il problema esisteva già, ma, probabilmente, però,l’allora militante liberal PD poi I-Dem ha taciuto perché, con una similitudine mai più azzeccata, si stava abbeverando, in termini di visibilità e consensi, alla fonte di quel PD che, invece di rispettare i risultati del referendum sull’acqua pubblica, li saltava a piè pari aprendo la strada alla gestione dei servizi, acqua compresa, da parte dei privati!
Visibilità e consensi che gli sarebbero stati utili, poi, per la sua candidatura alle Comunali sangiorgesi contro un altro pezzo del PD Sannita, ancora in auge nella Provincia ma decaduto nel suo Comune, San Giorgio appunto.
E non ci si venga a dire che dal gennaio 2017 il capogruppo De Ieso ha preso le distanze dal PD dopo che, e cito dalla sua stessa nota stampa dell’epoca “il PD sannita ha scelto, legittimamente, di mantenere in vita la presidenza uscente alla Rocca pur in presenza di uno scenario mutato dopo le amministrative di giugno … Pertanto, con grande rammarico, diventa difficile immaginare una convivenza nello stesso partito. “! [https://www.ottopagine.it/bn/politica/110968/il-pd-ha-voluto-un-presidente-ignorando-la-volonta-popolare.shtml]
E’ irrilevante!
E lo è perché è troppo facile, adesso che ha preso le distanze, lamentarsi per gli esiti di una legge fatta dal suo partito di riferimento !
E’ troppo facile e troppo tardi!!!
E’ dal 2014 che il PD nazionale e i suoi governi e il PD campano regionale sono i primi nemici dell’acqua pubblica!!!
Per volere di Renzi e del suo Governo, lo Sblocca Italia (D. L. n. 133/2014, convertito nella Legge n. 164/2014) ha avuto come obiettivo principale la concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility capaci di competere all’estero e ha previsto che divenisse “gestore unico” (obbligatorio per ogni ambito territoriale) chi ha già in mano il servizio “per almeno il 25 % della popolazione” ( ovvero A2A, Iren, Hera e la famosa Acea che possiede il 15% delle quote di Gesesa etc) e poi la legge di Stabilità (legge 23 dicembre 2014, n. 190) ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno.
A ciò si devono aggiungere: - il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile ed in più cancella di fatto anche l’altro referendum, quello sulla tariffa ovvero stabilisce che si tornerà a leggere in bolletta la voce la “adeguata remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”; - e la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua , ovvero l'abolizione di quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche.
La legge regionale per il riordino del servizio idrico della Campania, infine, sin dall'art. 1, si mostra in linea di continuità con gli intenti del PD e del Governo. Nell'art. 1, infatti, si legge “La Regione Campania riconosce che l’acqua è un bene collettivo di origine naturale che va tutelato ed utilizzato prioritariamente per le occorrenze della vita umana […]“
Ebbene, definire l'acqua come bene collettivo, cioè pubblico, e non come bene comune, ovvero un diritto fondamentale della persona umana, non del cittadino, un diritto che è sopranazionale, di interesse collettivo, transgenerazionali, cioè un bene che deve arrivare alle future generazioni, costituisce l'escamotage che consente all'estensore della legge, che nel caso di questa legge regionale ha precisi indirizzi politici nazionali, di sostenere la tesi che l'acqua rimane pubblica anche se la gestione è affidata ai privati, i quali, non essendo dei benefattori gestiranno il servizio nell'ottica del massimo profitto.
Dunque, tutto ciò premesso, quale sarebbe il segnale politico di cui scrive il capogruppo De Ieso, rivolgersi alla Regione Campania e al Governo , entrambi del PD, ovvero a coloro che hanno creato il mostro Alto Calore e lo scempio della gestione del servizio idrico in Campania e che stanno preparando, insieme alla Regione Puglia di Emiliano, la più grande multi utility del Sud per la gestione dei servizi di tutto il sud Italia ???
Certo è necessario che Il Governo,la Regione Campania e il PD prendano coscienza del grande malcontento popolare che sottende alla questione della gestione del servizio idrico, ma dalla presa di coscienza all’individuazione delle soluzioni c’è un abisso!
Del resto, De Luca è stato chiaro, lo scorso luglio al Carcere Borbonico di Avellino : 214 milioni di euro vanno alle infrastrutture viarie; “sull’acqua bene pubblico bisogna decidere chi fa gli investimenti per rifare le reti, visto che lo Stato italiano i soldi non li ha, decidiamo: o ci riempiamo il cuore di poesia o facciamo arrivare l’acqua nelle case. L’acqua è un bene pubblico ma la sua gestione è molto articolata …”[http://www.orticalab.it/Vincenzo-De-Luca-Irpinia]
Il che significa che se si vuole riportare l’acqua nelle case bisogna per forza aprire ai privati che investono sulle reti idriche e, di fatto, ne diventano i padroni!!!E qui entra in campo una soluzione preconfezionata dalla politica che è quella della multi utility Gesesa/Acquedotto pugliese/Alto Calore in cui Acea e la Vianini Costruzioni, ad essa collegata la farebbero da padrone!

Questa è la situazione reale, caro capogruppo De Ieso. Dunque, sic stanti bus rebus, quale sarebbe il gesto politico da lei auspicato?
Crediamo,ma questo è anche l’indirizzo della Rete per la Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia e dei Comitati per l’acqua pubblica che l’unico vero gesto politico che sia attualmente valido sia quello di schierarsi a livello locale, regionale e nazionale a favore di una reale ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e di opporsi a ogni forma di speculazione.
E questo è possibile già a livello comunale aderendo ad es. alla Carta di Bari per la difesa delle fonti d'acqua del Mezzogiorno d’Italia, come ho già nelle settimane scorse proposto al Sindaco di San Giorgio, e approvando in consiglio comunale una delibera che sancisca da parte del Comune il riconoscimento del diritto umano all'acqua e il sostegno ufficiale da parte del Comune alla ripubblicizzazione dei servizi idrici attraverso un soggetto di diritto pubblico.

La guerra per il diritto all’acqua non è una lotta di parte e ora è il momento che chi amministrala cosa pubblica dimostri di essere dalla parte di questo diritto.
Per questo, gentile capogruppo De Ieso, la smetta di raccontare barzellette, non è stato eletto per questo! Si concentri, piuttosto, sui lavori di adeguamento sismico delle scuole, sulla manutenzione dei pubblici giardini senza l’uso del glifosato, sulle giornate ecologiche in cui si differenzia davvero e non si mischia tutto nei sacconi neri, sui suoi compiti, insomma, perché se non è in grado di adempiere adeguatamente ai suoi doveri di amministratore forse è il caso che parta da lei la lunga fila di coloro che dovrebbero farsi da parte.





sabato 11 novembre 2017

Tari "gonfiata" in numerosi Comuni italiani: FACCIAMO CHIAREZZA!

"La tassa comprende una quota fissa e una variabile. 
La parte fissa dipende da quanto è grande la casa: è in proporzione ai metri quadrati dell'abitazione. 
Mentre quella variabile, che di fatto serve ad adeguare il prelievo ai rifiuti prodotti, cresce secondo il numero dei membri della famiglia. 
Ed ecco l'errore: la quota variabile andrebbe calcolata una sola volta sull'insieme di casa e pertinenze immobiliari (ovvero posti auto, cantine, soffitte, box), tenuto conto del numero dei familiari. 
L'esistenza di svariate pertinenze infatti, non accresce la quantità d'immondizia prodotta dal nucleo familiare. 
Mentre i Comuni accusati di averla maggiorata l'avrebbero applicata tante volte quante sono le pertinenze dell'abitazione, come se l'immondizia lievitasse in presenza di più pertinenze. Per un appartamento in cui vive una famiglia di 4 persone, con superficie complessiva di 150 mq., di cui 100 di casa, 30 di garage e 20 di cantina, la parte variabile della tariffa relativa ad autorimessa e cantina (come precisato dal punto 4.2 dell'allegato 1 al DPR n. 158/99) "va computata solo una volta, considerando l'intera superficie dell'utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze site nello stesso comune". Pertanto l'importo da versare si otterrà sommando: tutte le quote fisse rispettivamente di casa, garage e cantina, a cui si aggiungerà UNA, E SOLO UNA VOLTA, l'importo della quota variabile.Quindi il COMUNE mi fa pagare il TRIPLO di quanto dovrei. 
La regola generale si deduce da un regolamento (articolo 17, comma 4, del Prototipo di Regolamento per l'istituzione e l'applicazione della Tares) applicabile anche alla Tari con riferimento ai fruitori delle utenze domestiche. 
La norma stabilisce che "le cantine, le autorimesse o altri simili luoghi di deposito, si considerano utenze domestiche condotte da un occupante, se persona fisica priva nel comune di utenze abitative. 
In difetto di tale condizione i medesimi luoghi si considerano utenze non domestiche". In parole povere, sulle pertinenze si applica la Tari come se fossero case, se chi le usa non risiede nel Comune. 
Se è residente, si considerano locali accessori all'appartamento stesso. 
Non resta che IMPUGNARE entro 60 giorni l'avviso di accertamento del tributo, notificato dal Comune, presentando ricorso alla Commissione tributaria provinciale, in cui si denuncia la cattiva applicazione della normativa. 
Dunque, si può procedere con una richiesta al Comune di accesso agli atti amministrativi (come previsto dalla L.241/90). In questo modo si potrà consultare il proprio fascicolo e verificare i criteri adottati per il calcolo del tributo." 
Per questa estremamente chiara spiegazione, ringraziamo Carlo Carmosino, magistrato in pensione e stimatissimo professionista.

Compostiere di comunità? Per ora è solo uno dei grandi bluff di De Luca!!!



In questi giorni è iniziata la campagna della Regione “Ieri rifiuto, oggi risorsa” relativa al nuovo Piano Rifiuti della Campania in cui si evidenziano tre azioni chiave: 

- Meno rifiuti in discarica 
- Più raccolta differenziata 
- Zero nuovi termovalizzatori 
Nel volantino distribuito viene dato ampio spazio al compostaggio di comunità evidenziando che la Campania è tra le prime Regione italiane ad aver previsto tale pratica nel ciclo integrato dei rifiuti. 
Ebbene, il Comune di San Giorgio del Sannio con Delibera di Giunta nr. 58 del 28/03/2017 ha disposto di aderire alla la manifestazione di interesse alla localizzazione di impianti di compostaggio di comunità per trattamento delle frazione organica dei rifiuti urbani 
Ad oggi, tuttavia, NESSUNO SA quali sono i Comuni che sono stati individuati per l’attribuzione delle compostiere, quali sono i criteri di assegnazione, quale è la tempistica e quali la modalità nei singoli Comuni per la localizzazione degli impianti e e per la loro messa in esercizio. 
PRATICAMENTE LA REGIONE CAMPANIA HA SPESO MIGLIAIA E MIGLIAIA DI EURO PER UNA CAMPAGNA CHE E' SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PROPAGANDA, dal momento che ad oggi quanto scritto è solo in fase ipotetica!! 
Per questo motivo, abbiamo chiesto al Sindaco e all'assessore all'igiene urbana di fornire alla cittadinanza, ove fossero in loro possesso, tutte le informazioni relative ai quesiti di cui sopra, affinché quanto dichiarato dalla Regione Campania nel volantino distribuito sia una reale opportunità e non una mera presa in giro per i cittadini, 
Ove, invece, tali informazioni non fossero nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale di San Giorgio del Sannio, ho chiesto di sollecitare la Regione Campania affinché i cittadini vengano messi condizioni di poter applicare nel proprio territorio di residenza quanto dichiarato nel volantino, ad oggi in maniera del tutto teorica. 
Abbiamo chiesto, infine, che non venga passata sotto silenzio la precedente RICHIESTA DI RIESAME IN AUTOTUTELA dell’Ordinanza nr. 78 del 25/09/2017 relativa alla frazione secca non differenziabile, dal momento che tale ordinanza ha creato molta confusione nella cittadinanza [ad esempio riguardo al conferimento di pannolini e pannoloni che, nel capitolato d’appalto relativo al bando per la gestione del servizio, sono indicati come oggetto di una raccolta a parte su prenotazione] e dal momento tale confusione, generata da informazioni incomplete se non addirittura errate, può determinare errori nel conferimento e il mancato rispetto della raccolta differenziata.

Affinché si ottengano alti livelli di raccolta differenziata, i cittadini non possono essere considerati meri esecutori materiali bensì devono essere messi nelle condizioni, attraverso gli strumenti opportuni, di ottenere i risultati migliori. 
Ecco, dunque, che diventa prioritario pressare la Regione Campania per le compostiere di comunità, emanare ordinanze precise e dettagliate, fare campagne di sensibilizzazioni mirate , come previsto del resto, nel capitolato d’appalto, e , perché no, individuare incentivi ad hoc che consentano una maggiore riduzione dei rifiuti a monte [incentivi per negozi di merci sfuse, alimentari e non; riduzioni sui tributi; eco compattatori di bottiglie e lattine; etc].

Aderiamo alla CARTA DI BARI per proteggere l'acqua e gli acquedotti del Sud

Ai nostri Comuni continuano ad arrivare fax targati Alto Calore Servizi con i quali si comunicano interruzioni serali e notturne, i cittadini vivono ormai con gli inseparabili secchi di riserva dietro le porte e i politici, nazionali e locali, tacciono, anche coloro che l’acqua ce l’hanno tra le stelle del loro programma! 
Eppure da un po’ di tempo a questa parte ci sarebbero tanti argomenti su fui fare serie riflessioni anche a livello locale, ma evidentemente , e lo sosteniamo da tempo, organizzare momenti di informazione per la cittadinanza è molto meno redditizio che fare campagne di marketing politico a base di selfie con i parlamentari di riferimento, soprattutto ora, con le elezioni nazionali alle porte. 
Ma tant’è. 
Allora, vediamo un po’ quali sono questi argomenti. 
Il primo e più importante è l’obiettivo del Governatore della Puglia, il piddino Emiliano, di creare la prima grande multiutility del Sud Italia grazie all’ingresso nella gestione dei servizi (acqua, rifiuti, energia,trasporti) delle multinazionali Suez e Veolia. 
In questo progetto rientrerebbero, oltre ad Acquedotto Pugliese, anche Gesesa, società mista di proprietà del colosso privato Acea, e Alto Calore Servizi e in questa direzione va visto il recentissimo riavvicinamento di Alto Calore e Gesesa,il cui amministratore delegato Ferrari ha nei giorni scorsi rilasciato interviste in tal senso [http://www.orticalab.it/Acqua-riecco-Gesesa-L-Alto-Calore]. 
Peccato, però, che anche questo progetto vada totalmente contro gli esiti del Referendum sull’Acqua pubblica così come è accaduto negli anni scorsi con la Legge n. 164/2014 (concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility), la legge 23 dicembre 2014, n. 190 ( che ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno), il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia ( che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile), la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua (che abolisce quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche). 
Siamo di fatto in uno stato di ILLEGALITA’,non solo nei confronti dell’esito del Referendum ma anche nei confronti delle direttive UE, tanto che la Commissione europea ha emanato severe sanzioni contro l’Italia per flagrante inadempienza nel campo della salvaguardia e protezione delle risorse idriche, della qualità delle acque potabili e della presentazione/esecuzione di piani nazionali di gestione dei bacini idrografici. Tale stato d’illegalità macroscopica, inoltre, perdura anche rispetto alle azioni di gestione del territorio, dei suoli, dei corpi idrici, dal momento che il governo non fa che navigare a vista, nell’urgenza (leggasi EMERGENZA) continua, in reazione ai sempre più frequenti e gravi disastri delle inondazioni, delle siccità, delle frane, dei terremoti causati in larga parte dall’incuria, dagli interessi corporativi a corto termine, e dalla corruzione di tanta parte della politica nazionale e locale. 
L’ultimo evidente accadimento che conferma l’adesione della politica nazionale e locale alla teoria capitalista mercantile dell’acqua è stato il Festival dell’acqua, organizzato a Bari nei giorni scorsi proprio nel palazzo dell’Acquedotto Pugliese ad opera di Utilitalia, la federazione italiana delle multiutilisties che vede attivamente coinvolte ACEA, HERA, IREN, A12, Suez, Veolia e tutta la crème del mondo tecno-scientifico italiano al servizio del settore privato, quasi a mandare un segnale pubblico della disponibilità finale delle autorità pugliesi a cedere la gestione dei servizi idrici ai privati. 
NON SI PUO’ CONTINUARE A TACERE SU QUESTI FATTI!!! 
E soprattutto non si può continuare a stare nell’immobilità aspettando che le cose si risolvano, perché da sola la situazione non cambierà di certo! 

Per questo motivo, ci uniamo alla Rete per la Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia riunitasi a Bari il 7 ottobre scorso e ci impegniamo a diffondere la CARTA DI BARI, sottoscritta in quella sede, per riaffermare con forza e serietà che i cittadini vogliono essere parte attiva nei processi di decisione del presente e del futuro dell’acqua nelle loro regioni. 
La Carta di Bari, inoltre, riafferma la scelta, sancita dal referendum del 2011, in favore dell’acqua bene comune pubblico e del diritto umano all’acqua per la vita, che non deve essere pagato in veste di consumatori ma finanziato come cittadini, dalla fiscalità e dalla collettività e propone cinque priorità d’azione e di regolazione pubblica a livello regionale/nazionale e europeo/mondiale e specialmente per una politica dell’acqua del Mezzogiorno: promozione (indispensabilità dell’acqua per la vita), protezione (contro l’accaparramento, i furti, l’inquinamento, il bioterrorismo…), prevenzione (innovazioni per ridurre i prelievi, gli sprechi, garantire la conservazione, migliorare la qualità), partecipazione (anima della democrazia) e prossimità (la cura dell’acqua è propria delle comunità). 
Per tutte le motivazioni sopra espresse, i cittadini attivi del Meetup Amici di Beppe Grillo di San Giorgio del Sannio fanno proprie le conclusione dell’incontro tenutosi a Bari e INVITANO tutti i cittadini sangiorgesi e sanniti “di buona volontà ad attivarsi con ogni azione di resistenza e pressione democratica, per ottenere il rispetto dell’esito del referendum del 2011, la riappropriazione delle fonti d’acqua, l’applicazione dei principi di partecipazione democratica recuperando un ruolo politico nel governo e nella gestione del servizio idrico integrato”. 
La partecipazione e la mobilitazione pacifica sono le uniche armi che abbiamo per combattere la negazione dell’esito referendario del 2011 e per sancire che l’acqua non è una merce ma un diritto inalienabile di tutti.

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