sabato 31 marzo 2012

Partecipare a L'Ora della Terra non basta...ci vuole una concreta pianificazione del territorio in chiave sostenibile!

Si è svolto ieri presso la Rocca dei Rettori di Benevento un incontro tra i Comuni, Provincia e WWF Sannio per fare il punto selle iniziative in atto e di quelle ancora in progetto in tema  risparmio energetico.
Per il Comune di San Giorgio del Sannio, che parteciperà quest’oggi all’iniziativa “L’Ora della Terra” spegnendo le sue fontane, ha partecipato l’Assessore Dina Camerlengo, la quale ha illustrato le iniziative organizzate dalle scuole sangiorgesi affinché anche la platea scolastica dia  un contributo concreto all’iniziativa: le scuole, infatti, spegneranno l’energia elettrica per la prima ora della mattinata e il campanello sarà sostituito dai collaboratori scolastici che utilizzeranno un campanello manuale.
Non vogliamo entrare nel merito delle iniziative intraprese, dal momento che consideriamo pratica dettata dal buon senso quella di spegnere le luci la mattina, per giunta alla fine del mese di marzo e quando è già andata in vigore l’ora legale, tuttavia vogliamo esprimere alcune considerazioni in merito alla partecipazione all’evento da parte del Comune di San Giorgio e in merito alle valutazioni fatte, e da fare, da parte del WWF Sannio nei confronti degli Enti Locali in tema di risparmio energetico e, più in generale, di buone pratiche in tema ambientale.

Come si può considerare credibile un Ente Locale che partecipa solo alle manifestazioni esteriori quale è “L'Ora della Terra” (cosa che pure è importante ma sicuramente non è la più importante) e che spegne la luce nelle scuole e non fa suonare le campanelle elettriche, mentre in concreto dal 2009 ad oggi (e se per questo neanche prima) non ha fatto ancora niente di tangibile nonostante siano stati siglati i protocolli d'intesa tra Comuni e Provincia per il risparmio energetico e nonostante faccia parte dal 2010 del Patto dei Sindaci per le energie rinnovabili?
E poi, può essere considerato credibile un Comune che non tutela né l'ambiente né il territorio né la salute dei cittadini gestendo in maniera assolutamente scellerata la questione dell'amianto alle ex Poste?
Come si può considerare credibile un Ente Locale che su un terreno non bonificato dall'amianto (che è presente, checchè ne dica il Comune, dal momento che le analisi ARPAC dell’ ottobre 2011 lo confermano) ci vuole fare un giardino pubblico?
Come si può considerare credibile un Comune dove la percentuale di raccolta differenziata invece di aumentare diminuisce e quello che aumenta è solo la bolletta della TARSU?
Riteniamo che questi siano temi che un'organizzazione come il wwf non possa far passare sotto silenzio...questi sono problemi in cui l'attivismo ambientalista si salda con la partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della cosa pubblica e non si può, secondo noi, accettare passivamente che i Comuni partecipino agli eventi ambientalisti pur senza far niente di concreto su quelle tematiche.
Come Forum Civico Cittadini in MoVimento verso San Giorgio a 5 Stelle abbiamo più volte, anche recentemente, pungolato il Comune sui temi energetici, sul consumo del territorio, sui rifiuti...abbiamo fatto denunce, ma anche proposte (puntualmente non considerate)...
Noi siamo semplici cittadini, ma il WWF, che è un organismo internazionale, può tollerare che vengano fatte solo ed esclusivamente mere operazioni di facciata e che, invece, di sostanza non ce ne sia neanche un pò?

lunedì 26 marzo 2012

LORO NON SI ARRENDERANNO.....NOI NEMMENO!!!

Ieri, domenica 25 marzo, sul Viale Spinelli di San Giorgio del Sannio il Forum Civico Cittadini in MoVimento verso San Giorgio a 5 Stelle ha realizzato un volantinaggio informativo sulla incresciosa questione dell’abbattimento dell’edificio ex Poste in Via De Gasperi.
Davvero cospicua è stata l’affluenza al gazebo installato all’altezza del Parco Urbano dove era possibile visionare materiale informativo sulla vicenda: sono stati mostrati i video del primo parziale abbattimento dello scorso settembre e quelli dell’ultima e definitiva demolizione di venerdì e sabato scorsi e sono stati resi disponibili alla lettura i documenti relativi alle analisi ARPAC del 2022, 2004 e 2011 relativi alla presenza di amianto crisotilo nell’edificio, il testo degli esposti denuncia fatti da Cittadini in MoVimento alla Procura della Repubblica di Benevento, l’ampia rassegna stampa sulla vicenda nonché materiale più generico sull’amianto e sulle gravissime patologie provocate dall’inalazione anche di infinitesime particelle di asbesto.
Erano presenti, ed hanno dato un importante apporto nella discussione coi i cittadini, i membri del Movimento 5 Stelle di San Marco dei Cavoti e Nicola Colangelo del CODISAM di Sant’ Arcangelo Trimonte.
Numerosissimi sono stati i genitori con bambini ed i nonni che si sono avvicinati al gazebo, chiedendoci se fosse vera la notizia che il Comune voleva realizzare in quell’area un piccolo polmone verde con area attrezzata a giardino pubblico. Noi non abbiamo potuto far altro che mostrare loro gli articoli di stampa cartacea e on line che confermavano la cosa e raccogliere le loro vibrate proteste: in tanti, allora, ci hanno chiesto di aiutarli ad organizzare manifestazioni e sit in di protesta affinché ciò non accada o, quanto meno, si facciano tutti gli accertamenti possibili per verificare l’assenza di pericolo per la salute pubblica prima di provvedere alla riqualificazione dell’area.

Abbiamo rilevato un profondo malcontento della gente nei confronti della leggerezza con la quale, nel corso degli anni, è stato affrontato il problema della presenza di amianto nell’edificio delle ex Poste ma, ahinoi, abbiamo potuto constatare di persona l’inadeguatezza, cosa questa ben grave, dei nostri amministratori: abbiamo avvicinato con i nostri volantini alcuni esponenti della maggioranza e li abbiamo invitati quanto meno a leggerli e a rispondere alle domande dei cittadini, ma loro si sono allontanati con disappunto senza accettare alcun confronto; alcuni componenti dell’opposizione, invece, si sono sì fermati a discutere ma dalla chiacchierata abbiamo dedotto che non erano nemmeno a conoscenza dei risultati delle analisi di ottobre 2011 e di tutto quanto era connesso alla dichiarazione ufficiale dell’ARPAC sulla presenza di amianto.

Le nostre domande, e quelle dei cittadini, rimangono, dunque, ancora senza risposta:
·         Perché l’amministrazione aveva bisogno proprio di quel pezzo di terra per fare un giardino in una zona che presenta molti altri spazi liberi?
·         Perché i tecnici e gli amministratori non hanno preteso da Poste Italiane l’abbattimento della struttura contenente amianto, nel rispetto delle norme a tutela della salute pubblica, prima di acquistare il suolo?
·         Perché l’Amministrazione non ha tenuto conto, prima di demolire l’edificio completamente, delle ultime analisi fatte dall’ARPAC ad ottobre scorso, dalle quali è emersa la presenza di amianto crisotilo anche nel materiale di risulta rimasto in situ dopo l’iniziale impropria demolizione di settembre?
·         Perché l’Amministrazione non ha tenuto conto delle indagini in corso da parte della Procura della Repubblica di Benevento ed ha abbattuto l’edificio?
·         Perché l’ autorità di polizia territoriale ha ritenuto di non avvertire la Magistratura di quanto il Comune stava facendo?

L’Amministrazione continua a sostenere di essere nel giusto perché l’amianto presente nella pensilina, come da analisi ARPAC 2004, è stato bonificato…peccato che le analisi ARPAC dell’ottobre 2011 dicano che l’amianto era anche nei materiali di risulta provenienti da tutto il resto dell’edificio!
Il Forum Civico Cittadini in MoVimento verso San Giorgio a 5 Stelle continuerà la sua azione volta a sollecitare la trasparenza e la legalità nell’azione amministrativa del Comune di San Giorgio del Sannio ed interverrà ancora una volta presso la Procura delle Repubblica di Benevento con un’ulteriore integrazione all’esposto denuncia già prodotto.
LORO NON SI ARRENDERANNO…NOI NEMMENO!!!

i video e le foto del gazebo sul caso amianto alle ex Poste












sabato 24 marzo 2012

domenica 25 marzo sul Viale Spinelli Gazebo sul caso amianto a San Giorgio del Sannio

“Dopo la grave evidenza diossine del 2009  (incendio capannone Barletta), ora l’amianto : abbiamo piene le tasche del modus agendi dell’amministrazione sangiorgese inosservante dei più elementari principi di precauzione a tutela della salute pubblica.
A San Giorgio del Sannio c’è stata sicuramente dispersione nell’ambiente di fibre di amianto presenti nella struttura prefabbricata dell’ex ufficio postale di Via De Gasperi .
Tutto inizia, almeno apparentemente, con una demolizione non a norma della struttura citata intrapresa improvvisamente a settembre 2011. A seguito delle proteste dei cittadini i lavori di demolizione furono bloccati e l’Arpac ad ottobre 2011 certificò la presenza di amianto crisotilo non solo nella pensilina lato ingresso pubblico- come da pregresse incomplete indagini del 2004- ma anche nei materiali di risulta della demolizione ritrovati nel cantiere sui generis, allestito senza il benchè minimo accorgimento di sicurezza per la pubblica e privata incolumità.Qualche giorrno fa, il 21 marzo scorso, nonostante queste risultanze dell’Arpac e nonostante una concomitante indagine giudiziaria instauratasi a seguito di denuncia del Comune e  dell’Arpac da parte del MoVimento Verso San Giorgio cinque stelle, il Comune di San Giorgio del Sannio ha deciso di festeggiare l’arrivo della primavera, completando l’abbattimento della struttura prefabbricata dell’ex poste, che di certo conteneva fibre di amianto che possono provocare, lentamente ma inesorabilmente, il cancro agli ignari cittadini, ancora una volta neppure avvertiti della scellerata iniziativa con sollevamento di polvere e pulviscolo altamente tossico.
Nessuna autorità di polizia ha fermato i letali lavori del 21 marzo e sussistono tanto legittimi quanto gravi dubbi che la stessa magistratura inquirente sia stata di tanto tempestivamente informata, essendo prevalse – a quanto ci risulta -  argomentazioni di tipo amministrativo (correttezza degli adempimenti amministrativi e igienico-ambientali di messa in sicurezza del cantiere) su pregnanti e oggettivi e prevalenti motivi di indagine e di giustizia, a tutela  della salute pubblica e dell’ambiente.
La sfacciataggine irresponsabile dell’amministrazione Ricci in carica pare non riconosca limiti neppure nell’autorità giudiziaria.
Se prima il Comune, incredibilmente, ha sostenuto di NON SAPERE che vi erano parti di cemento-amianto(!), il 21 marzo scorso , nell’ultimare l’opus, ha osato definire “riqualificazione urbana” un vero e proprio disastro ambientale.
Con l’aggravante della distruzione del corpo del reato che doveva invece essere a disposizione della magistratura finchè l’indagine non si fosse conclusa con l’esercizio dell’azione penale o la richiesta di archiviazione. Come l’ordinamento giuridico esige!
Ogni cittadino, sangiorgese e non, è invitato ad aderire anche con personali e creative iniziative alla protesta del MoVimento verso San Giorgio a cinque stelle di domenica prossima e a reclamare trasparenza e legalità sulla torbida vicenda della dispersione di amianto in conseguenza della demolizione – a tutti i costi-  dello stabile di Italposte s.p.a.
Ora è tempo che le autorità competenti diano risposte “seme di Pandora” incomprensibile dell’ente comunale, adottino tutte le iniziative necessarie per limitare i danni alla salute dei cittadini e per accertare chi sono i responsabili di questo ennesimo e gravissimo episodio di malaffare.

VI ASPETTIAMO NUMEROSI domenica 25 c.m. sul Viale Spinelli all’altezza del Parco urbano!
SIAMO CITTADINI, NON SUDDITI E CON LA SALUTE NON E’ CONSENTITO A NESSUN PRIVATO E, A FORTIORI, A NESSUNA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA SCHERZARE O AGIRE IRRESPONSABILMENTE!

Sta a noi lottare strenuamente per un nuovo mondo possibile e necessario !
“Loro non si arrenderanno mai…noi neppure!”

mercoledì 21 marzo 2012

Ripresa la demolizione dell'edifcio ex Poste: senza un'autorizzazione della magistratura, questo può essere considerato un atto legittimo?

Stamattina verso le 8.30 sono ricominciati i lavori di demolizione dell’edificio ex Poste di San Giorgio del Sannio.
Su quest’edificio già da mesi sono stati aperti fascicoli di indagine da parte della magistratura sulla base di esposti-denuncia di “Cittadini in MoVimento verso San Giorgio a 5 Stelle” e di cittadini residenti in area limitrofa all’edificio stesso.

Abbiamo chiamato i Carabinieri ...della locale stazione, i NOE di Napoli, la polizia ambientale, l’ARPAC, ma nessuno ci ha detto se la magistratura è stata informata di questa nuova demolizione tutt’ora in corso.
Anzi, da quanto abbiamo capito, sembrerebbe che sia un atto discrezionale da parte dell’autorità di polizia territoriale quello di avvertire la magistratura: pertanto, sembrerebbe anche che tale comunicazione non ci sia ancora stata.

Ci chiediamo: se ci sono delle indagini in corso e dei fascicoli aperti in procura, si può procedere ad una demolizione senza che il procedimento sia chiuso e si sia dichiarata l'assenza di pericolo?

Con questa nota stampa vogliamo comunicare alla cittadinanza e agli organi competenti quanto sta accadendo e vorremmo soprattutto avere risposte, dal momento che la demolizione in corso, con enorme dispersione di polvere e pulviscolo, è potenzialmente dannosa per l’ambiente circostante e per i residenti nell’area.

In questo momento siamo sul posto per documentare con foto e video l’accaduto e ci riserviamo di inviare aggiornamenti sulla situazione nel corso della giornata.

QUI un video della demolizione di oggi
 
 
 
ORE 18.30 :
...l'edificio delle ex poste di San Giorgio del Sannio ora è completamente abbattuto...ci sono troppe domande a riguardo cui nessuno ha dato ancora risposta ma soprattutto ci sono dei procedimenti giudiziari non ancora chiusi...E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO FARE LUCE SU QUANTO è ACCADUTO!!!

domenica 18 marzo 2012

Il 31 marzo ci celebrerà l' "Ora della Terra"...ma quando verrà l'ora dell'utilizzo negli edifici pubblici delle energie rinnovabili?

Il 9 marzo scorso abbiamo inviato al Comune di San Giorgio del Sannio una richiesta formale di adesione a "l'Ora della Terra" manifestazione internazionale organizzata dal WWF per sensibilizzare la società e le Istituzioni sui temi dell'efficienza energetica.

Leggiamo oggi sui principali quotidiani on line che il Comune di San Giorgio ha comunicato al WWF Italia e al WWF Sannio l'adesione all'evento, impegnandosi a spegnere l'illuminazione delle fontane pubbliche dalle ore 20.30 alle 21.30 di sabato 31 marzo, così come in tante città del mondo si oscurerà l'illuminanzione di importanti monumenti e palazzi storici.
Il 31 marzo a San Giorgio del Sannio sarà l'"Ora della Terra"...
Ma quando verrà l'ora della realizzazione di impianti energetici
da fonti rinnovabili su tutti gli edifici pubblici?
Quando verrà l'ora dell'autonomia energetica della Casa Comunale e delle scuole?

Eppure nel 2009 sono stati siglati i Protocolli d'intesa per lo sviluppo energetico sostenibile tra la Provincia e i 77 comuni del Sannio, San Giorgio del Sannio compresa, con il preciso scopo di cogliere l'obiettivo strategico della produzione di energia da fonti alternative attraverso l'attivazione di studi ed iniziative capaci di favorire il risparmio e la produzione di energia da fonti rinnovabili e l'informazione alle popolazioni su questi argomenti.
Successivamente, il 28 aprile 2010, San Giorgio del Sannio ha aderito al Patto dei Sindaci per le energie rinnovabili.
Infine, nel novembre 2010, proprio in virtù dei suddetti Protocolli d’intesa, è iniziato il percorso del Piano di Azione Locale che riguarda San Giorgio del Sannio e che prevede tra i punti fondamentali l’efficientamento degli edifici pubblici e privati, l’individuazione di siti da utilizzare per piccoli impianti di energia rinnovabile e una campagna di sensibilizzazione e informazione del territorio sulle tematiche delle fonti di energia rinnovabile.
Tuttavia, ad oggi, l’attuazione dei Protocolli d’intesa, nonostante l’Assessore Provinciale Gianvito Bello, durante il III Forum “L’altra energia: prospettive di sviluppo per un futuro sostenibile del dicembre scorso, abbia confermato la collaborazione con gli enti locali, ci sembra ben lungi dal prendere avvio.

Inoltre, il programma amministrativo dell'attuale maggioranza (che è, lo ricordiamo a chi fosse sfuggito, in perfetta continuità con la precedente, dal momento che l'allora vicesindaco è stato poi eletto Sindaco), al Capitolo 2, "la Città sostenibile e produttiva" al comma 2, evidenzia come tema significativo proprio il risparmio energetico e parla di: "Elaborazione del Piano Energetico Comunale con previsione di solarizzazione dei tetti degli edifici comunali compatibili. Promozione del risparmio energetico, a cominciare dagli impianti di pubblica illuminazione e degli edifici di proprietà comunale".

Riteniamo, quindi, che l'adesione a "l'Ora della Terra", nonostante sia un segno tangibile della volontà del Comune di San Giorgio del Sannio di affrontare seriamente i temi della sostenibilità ambientale ed energetica, sia solo un primo passo verso un cambiamento che non è solo di facciata ma riguarda in toto gli stili di vita di una comunità.

Il risparmio energetico non è solo uno spot elettorale!
L'uso razionale dell'energia è la prima vera e propria fonte energetica rinnovabile!


E' necessario ridurre in maniera drastica i consumi energetici dell' Amministrazione Comunale, perchè questi consumi si ripercuotono sul singolo cittadino tramite le tasse comunali!

E’ necessario che, quanto prima, vengano concretizzati il  Piano di Azione Locale scaturito dai Protocolli d'intesa per lo sviluppo energetico sostenibile firmati con la Provincia di Benevento e il Piano Energetico Comunale!

Per questo attendiamo con ansia che il Comune ci fornisca le dettagliate informazioni che abbiamo chiesto proprio riguardo al percorso di realizzazione del Piano di Azione Locale, che langue ormai dal 2010.



sabato 10 marzo 2012

Sabato 10 e domenica 11 marzo informiamo l'Italia!!!

Per bloccare la Tav bisogna informare gli italiani.
Il Movimento 5 Stlle  lancia una due giorni No Tav in tutta Italia sabato 10 e domenica 11 marzo 2012.
Ci saranno banchetti in tutta Italia per la distribuzione d materiale informativo sulla Tav.

Noi, per motivi organizzativi non siamo riusciti a scendere in piazza, ma lanciamo il nostro banchetto virtuale e per i prossimi due giorni diffonderemo, volantini, video, articoli di stampa e tutto ciò che può servire a fare informazione.



martedì 6 marzo 2012

L'8 marzo, questa volta, lo dedichiamo a noi!!!

Ieri sera l’amico e sostenitore Pasquale Casciello ci ha raccontato un episodio della recente storia di San Giorgio del Sannio che è bello condividere in questi giorni che ci avvicinano all’ 8 marzo: ci ha raccontato delle “tabacchine”, le operaie dell’Agenzia Tabacchi, e di una in particolare, una donna sangiorgese, che insieme ad altre quattro o cinque, diciamo così, “colleghe” di Apice e San Nazzaro, riuscì a portare avanti strenuamente le prime rivendicazioni salariali e normative all’interno del tabacchificio, mettendosi alla testa anche degli operai maschi e contribuendo, a partire dalla nostra cittadina, alla costruzione di una classe operaia organizzata in un settore durissimo, per quanto precario e stagionale, quale quello del tabacco.

Questa donna, queste donne, non miravano certo ad ottenere privilegi personali o posti di particolare potere o ruoli di spicco nel sindacato: queste operaie si trovavano, negli anni tra il 1950 e il 1960, a lavorare in un settore in cui da un lato le operaie conservavano il ruolo e l'identità di manodopera stagionale ma dall’altro si avviavano a diventare classe operaia organizzata, e in questa congiuntura erano donne che si impegnavano a costruire quotidianamente una sorta di welfare aziendale ante litteram, legato in particolare alla presenza di lavoratrici madri.
Questa donna, queste donne, iniziavano nell’Agenzia Tabacchi di San Giorgio, a cavallo tra gli anni ‘50 e ’60, un importante percorso personale, di classe, di consapevolezza sociale e di "genere".

E’ vero, dunque, che San Giorgio del Sannio ha avuto momenti della sua storia in cui non è stata il paese di Coppolonia e le protagoniste di questi momenti, vivaddio, erano donne!!!

Queste donne hanno costruito e fanno parte del nostro recente passato e noi le ricordiamo con orgoglio, ma con altrettanto orgoglio rivendichiamo il nostro ruolo attuale di donne sangiorgesi, che, gratuitamente ed esclusivamente per senso civico, sono impegnate nella formazione e nello sviluppo della partecipazione democratica dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, al fin di creare un potere collettivo e condiviso, rivendichiamo il nostro ruolo attuale di donne che non hanno alcun intento di costruirsi una carriera professionale alternativa dismettendo i panni di normali cittadini ed entrando a far parte dell’elite politico-amministrativa locale, bensì intendono essere membri attivi della comunità, donne che lavorano per il bene comune e non per far bene al Comune!
 
E rivendichiamo con altrettanto orgoglio anche il nostro ruolo di mogli, di madri, di sorelle, di lavoratrici, perché, anche da donne impegnate nella vita democratica del nostro paese, riusciamo a mantenere gli impegni della nostra vita quotidiana, lavoro, famiglia, figli, utilizzando un metodo “a rete” che permette di valorizzare anche il più piccolo contributo concreto di ogni persona.

La comunità che immaginiamo e per la cui costruzione ci impegniamo è fatta di uomini e donne che sono perfettamente consapevoli dell’immenso potenziale di sensibilità ed intelligenza delle donne e che, al di là dei pregiudizi e retaggi culturali, sono consapevoli della necessità di ricreare l’idea di corpo sociale a partire dal rispetto di tutte le sue componenti.
 
Il femminismo degli anni ’70 ha fallito proprio per la sua idea di voler raggiungere a tutti i costi la parità: noi, invece, crediamo fortemente nell’empatia profonda tra i generi, al di là di tutte le forme di competizione e crediamo sia ormai imprescindibile accelerare il processo di sviluppo e di benessere, cui le donne possono contribuire in maniera straordinaria.

A noi e a tutte le donne che pensano e agiscono come noi vogliamo dedicare questo 8 marzo: e non ci dite che siamo immodeste, ce lo meritiamo




venerdì 2 marzo 2012

Appello al Governo Nazionale della società civile, della cultura e della politica per la riapertura di un dialogo in Valsusa

Oggi è stato pubblicato un altro appello i cui firmatari chiedono con forza che il Governo Italiano risponda positivamente alla richiesta d'incontro da parte dei Sindaci della Valsusa affinchè si possa svolgere un confronto democratico con i territori direttamente interessati dall'opera.

Richiedono inoltre al Governo dei tecnici che si apra un confronto tecnico sul merito dell'opera.

Primi firmatari:
1) don Luigi Ciotti (presidente Gruppo Abele e Libera)
2) Livio Pepino (giurista, già componente Consiglio superiore magistratura)
3) Michele Curto (capogruppo Sinistra, ecologia e libertà, Comune Torino)
4) Ugo Mattei (professore diritto civile, Università Torino)
5) Marco Revelli (professore Scienza Amministrazione, Università del Piemonte orientale)
6) Giorgio Airaudo (responsabile nazionale auto Fiom)
7) Niki Vendola (presidente Regione Puglia)
8) Monica Frassoni (presidente Verdi europei)
9) Michele Emiliano (sindaco di Bari)
10) Luigi De Magistris (sindaco di Napoli)
11) Tommaso Sodano (vicesindaco di Napoli)
12) Paolo Beni (presidente nazionale Arci)
13) Vittorio Cogliati Dezza (presidente nazionale Legambiente)
14) Filippo Miraglia (Arci)
15) Gabriella Stramaccioni (direttrice Libera)
16) don Armando Zappolin (presidente nazionale Cnca)
17) don Tonio dell’Olio (Libera international)
18) Giovanni Palombarini (giurista, già Procuratore aggiunto Cassazione)
19) don Marcello Cozzi (Libera)
20) Sandro Mezzadra (professore Storia dell dottrine politiche, Università Bologna)

IN VAL SUSA UN DIALOGO È POSSIBILE E NECESSARIO


Dopo mesi in cui la politica ha omesso il confronto e il dialogo necessari con la popolazione della valle, la situazione di tensione in Val Susa ha raggiunto il livello di guardia, con una contrapposizione che sta provocando danni incalcolabili nel fisico delle persone, nella coesione sociale, nella fiducia verso le istituzioni, nella vita e nella economia dell’intera valle. Ad esserne coinvolti sono, in diversa misura, tutti coloro che stanno sul territorio: manifestanti e attivisti, forze dell’ordine, popolazione.

I problemi posti dal progetto di costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione non si risolvono con lanci di pietre e con comportamenti violenti. Da queste forme di violenza occorre prendere le distanze senza ambiguità. Ma non ci si può fermare qui. Non basta deprecare la violenza se non si fa nulla per evitarla o, addirittura, si eccitano gli animi con comportamenti irresponsabili (come gli insulti rivolti a chi compie gesti dimostrativi non violenti) o riducendo la protesta della valle – di tante donne e tanti uomini, giovani e vecchi del tutto estranei ad ogni forma di violenza – a questione di ordine pubblico da delegare alle forze dell’ordine.

La contrapposizione e il conflitto possono essere superati solo da una politica intelligente, lungimirante e coraggiosa. La costruzione della linea ferroviaria (e delle opere ad essa funzionali) è una questione non solo locale e riguarda il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali. Per questo è necessario riaprire quel dialogo che gli amministratori locali continuano vanamente a chiedere. Oggi è ancora possibile. Domani forse no.

Per questo rivolgiamo un invito pressante alla politca e alle autorità di governo ad avere responsabilità e coraggio. Si cominci col ricevere gli amministratori locali e con l’ascoltare le loro ragioni senza riserve mentali. Il dialogo non può essere semplice apparenza e non può trincerarsi dietro decisioni indiscutibili ché, altrimenti, non è dialogo. La decisione di costruire la linea ad alta capacità è stata presa oltre vent’anni fa. In questo periodo tutto è cambiato: sul piano delle conoscenze dei danni ambientali, nella situazione economica, nelle politche dei trasporti, nelle prospettive dello sviluppo. I lavori per il tunnel preparatorio non sono ancora iniziati, come dice la stessa società costruttrice. E non è vero che a livello sovranazionale è già tutto deciso e che l’opera è ormai inevitabile. L’Unione europea ha riaperto la questione dei fondi, dei progetti e delle priorità rispetto alle Reti transeuropee ed è impegnata in un processo legislativo che finirà solo fra un anno e mezzo. Lo stesso Accordo intergovernativo fra la Francia e l’Italia sarà ratificato solo quando sarà conosciuto l’intervento finanziario della UE, quindi fra parecchi mesi. E anche i lavori sulla tratta francese non sono iniziati né prossimi.

Dunque aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative non provocherebbe alcun ritardo né alcuna marcia indietro pregiudiziale. Sarebbe, al contrario, un atto di responsabilità e di intelligenza politica. Un tavolo pubblico, con la partecipazione di esperti nazionali e internazionali, da convocare nello spazio di un mese, è nell’interesse di tutti. Perché tutti abbiamo bisogno di capire per decidere di conseguenza, confermando o modificando la scelta effettuata in condizioni del tutto diverse da quelle attuali.

Un Governo di “tecnici” non può avere paura dello studio, dell’approfondimento, della scienza. Numerose scelte precedenti sono state accantonate (da quelle relative al ponte sullo stretto a quelle concernenti la candidatura per le Olimpiadi). Noi oggi chiediamo molto meno. Chiediamo di approfondire i problemi ascoltando i molti “tecnici” che da tempo stanno studiando il problema,, di non deludere tanta parte del Paese, di dimostrare con i fatti che l’interesse pubblico viene prima di quello dei poteri forti. Lo chiediamo con forza e con urgenza, prima che la situazione precipiti ulteriormente.

Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione


Sono 360 i docenti, ricercatori e professionisti che chiedono al presidente del Consiglio di tener conto dei risultati scientifici sull'Alta velocità ferroviaria in Val Susa. I cui benefici economici sono incerti, a fronte di costi elevatissimi e di un pesante impatto ambientale. Possiamo firmare anche noi questo appello QUI

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA

gennaio 2012

Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.




Onorevole Presidente,

ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri

Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il Paese

Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:

1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.

2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.

3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario "storico" sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.

4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.

5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.

Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del Paese

Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democrazia

La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.

Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.

Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,

Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano


"L’appello degli esperti: “Monti ripensi alla Tav, la peggiore infrastruttura possibile" - Articolo di Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano

L'epoca dei feudatari è finita, i sudditi non esistono più: qui ci sono cittadini

NOI STIAMO CON I VALSUSINI!





Il "quarto mondo" di Cesine e l'inesistente pianificazione del territorio

Quando a Cesine arrivarono barbari prenditori deturparono il paesaggio già stravolto sulla carta da una ineffabile e pedestre lottizzazione da parte del Comune e usurparono millenari diritti delle aie o corti condominiali, abbatterono alberi secolari e non ne piantumarono neppure uno. Malgrado sui progetti approvati dall’UTC si certifichino false infrastrutture viarie inesistenti e si leggano false zone a parcheggio, false aree a verde inesistenti.
Il reato reiterato di falso ha fatto da collante istituzionale allo scempio paesaggistico senza prevedere alcuna valutazione d’impatto ambientale delle baraccopoli-opifici, durevoli il tempo bastante per lucrare contributi pubblici(soldi di tutti), invitare l’onorevole del paesino alla inaugurazione e poi dopo appena due anni invocare la cassa integrazione  per i dipendenti.
Tutto previsto fin nei minimi particolari: c’è stato anche chi prima di lasciare un territorio violato dai propri abusi edilizi ed incompatiile con le preesistenti realtà rurali e residenziali (di interesse storico-testimoniale così elevato che meriterebbero l’inclusione in un piano di recupero comunale) ha usato le fiamme e i roghi contro i “nativi”, con scopi di intimidazione mafiosa.
Il Comune di San Giorgio del Sannio ha consentito in tutti questi anni la nascita di “quarti mondi” in balia del privato di turno e colate di cemento,ha sottratto campi agricoli e spazi verdi, senza aver sufficientemente arricchito il nostro ambiente esistenziale ed ecologico di alberi.Per ogni albero che l’ominide con protervia e violenza abbatte bisognerebbe piantumarne almeno dieci. E invece…il deserto di cemento.
Nè parchi pubblici, nè scuole con aree verdi attrezzate, nè nuove aree individuate dal PUC per la realizzazione di verde pubblico: quel poco che c’è è infestato dai rovi, segno di un’incuria senza pari.
I benefici degli alberi sono noti a tutti,soprattutto nei siti contaminati da diossine, quindi perché non attuare -almeno- la dimenticata legge 113 del 29 gennaio 1992 che prevede la piantumazione di un albero per ogni nato?
La legge prevede lobbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica”.
Il patrimonio del verde crescerebbe a dismisura con notevoli vantaggi per la vivibilità di questo paese senza parchi, senza ville, per l’aria, per il  drenaggio del suolo, per la protezione delle riserve locali di acqua, per l’habitat di uomini e animali e per il  paesaggio.
Non ci risulta che quest’amministrazione, ma nemmeno le precedenti, abbiano posto in essere tale normativa che, oltre ad essere obbligatoria, darebbe una dimostrazione di senso civico , amore per l’ambiente e
darebbe all’amministrazione comunale anche  l’occasione  per poter avere un rapporto “nuovo” con la cittadinanza ed i “ nuovi” nati nella pianificazione del territorio ormai saturo ed esausto: ogni albero piantato viene individuato mediante una targhetta riportante il nome del bambino e l’anno di nascita e al bambino, l’Amministrazione comunale, consegna una pergamena in ricordo dell’evento
Per una San Giorgio alla ricerca della ecosostenibilità e di una rinnovata relazione con la natura chiediamo perentoriamente che la legge 113 del 29 gennaio 1992 venga applicata ed attuata per tutti i neonati che prenderanno la residenza a San Giorgio.Contestualmente reclamiamo i nostri diritti di partecipazione e di cittadinanza attiva nella pianificazione del territorio mediante i bilanci partecipati ed in particolare vogliamo garanzie ampie affinchè  venga sancita l’inviolabilità della Piana agricola di San Giovanni da operazioni speculative e di cementificazioni.

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