martedì 29 agosto 2017

Il Sindaco annuncia una nuova assemblea con il Presidente di Alto Calore Servizi: un'altra presa per i fondelli!!!

Il sindaco comunica alla cittadinanza che a settembre ci sarà una assemblea chiarificatrice con il Presidente di ALTO CALORE.
Ma per chiarire cosa?
Il quadro è già molto ma molto chiaro e da tempo.
l'abbiamo scritto e lo sosteniamo  da oltre un anno e lo ribadiamo ancora:

Dovremmo essere in guerra, una guerra per riappropriarci dell’acqua che Renzi e la Madia prima, De Luca ed Emiliano poi, hanno già deciso che deve essere gestita dai privati, ed invece siamo letteralmente presi in giro dai nostri amministratori, maggioranza e opposizioni.
Il Sindaco vuole chiarimenti da Alto Calore, la consigliera pentastellata pensa alle denunce in procura e agli accordi con la Puglia (solo uno specchietto per le allodole per tenere buoni campani da un lato e pugliesi dall'altro e prendere tempo), il gruppo Ricci tace e altro non può fare avendo perso il finanziamento di 1.900.000 euro per la ristrutturazione e potenziamento della rete idrica.
In tutto questo marasma, i cittadini vogliono soluzioni che ad oggi non ci sono.
E perché non ci sono?
perché la POLITICA NAZIONALE E REGIONALE HA GIA' DECISO, DA ANNI ORMAI, CHE LA GESTIONE DEL SERVIZIO IDRICO DEVE ESSERE AFFIDATA AI PRIVATI!!!

- Per volere di Renzi e del suo Governo, lo Sblocca Italia (D. L. n. 133/2014, convertito nella Legge n. 164/2014) ha avuto come obiettivo principale la concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility capaci di competere all’estero e ha previsto che divenisse “gestore unico” (obbligatorio per ogni ambito territoriale) chi ha già in mano il servizio “per almeno il 25 % della popolazione” ( ovvero A2A, Iren, Hera e la famosa Acea che possiede il 15% delle quote di Gesesa etc) e poi la legge di Stabilità (legge 23 dicembre 2014, n. 190) ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno.

A ciò si devono aggiungere: 
- il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili, e ovviamente non la preferibile. Ed in più cancella di fatto anche l’altro referendum, quello sulla tariffa ovvero stabilisce che si tornerà a leggere in bolletta la voce la “adeguata remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”; 
- la cancellazione dell'art. 6 della Legge per la Ripubblicizzazione dell'Acqua , ovvero l'abolizione di quella norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche.

In Campania, la longa manus del Sottosegretario alle Infrastrutture Del Basso De Caro, riferimento assoluto di Renzi nel nuovo collegio elettorale Sannio – Irpinia, ha presumibilmente avuto, tra le sue missioni, quella di consegnare le sorgenti più importanti dell’Italia meridionale nelle mani di ACEA, ovvero di Caltagirone, che ha in Gesesa il suo presidio sui nostri territori. 
Ecco, quindi, che nel dicembre 2015 viene approvata, in una seduta allucinante del Consiglio Regionale, presieduto, lo ricordiamo, da un'altra fedelissima, di area irpina stavolta, Rosetta D'Amelio, la legge regionale di riordino del servizio Idrico nr. 15/2015, il cui padre è il Consigliere PD Fulvio Bonavitacola.
Questa legge accentra il potere nelle mani di pochi, anzi di pochissimi (un Presidente, un Direttore Generale e 20 membri di un Comitato Esecutivo, i quali governeranno le scelte gestionali di tutti i 550 comuni della regione) per cui i sindaci non hanno alcun potere decisionale.

Questa legge di riordino, inoltre, sin dall'art. 1, si mostra in linea di continuità con gli intenti del PD e del Governo. Nell'art. 1, infatti, si legge “La Regione Campania riconosce che l’acqua è un bene collettivo di origine naturale che va tutelato ed utilizzato prioritariamente per le occorrenze della vita umana […]“
Ebbene, definire l'acqua come bene collettivo, cioè pubblico, e non come bene comune, ovvero un diritto fondamentale della persona umana, non del cittadino, un diritto che è sopranazionale, di interesse collettivo, transgenerazionali, cioè un bene che deve arrivare alle future generazioni, costituisce l'escamotage che consente all'estensore della legge, che nel caso di questa legge regionale ha precisi indirizzi politici nazionali, di sostenere la tesi che l'acqua rimane pubblica anche se la gestione è affidata ai privati, i quali, non essendo dei benefattori gestiranno il servizio nell'ottica del massimo profitto.
Inoltre, l'art. 21 della legge regionale al comma 6 dice: “ai soggetti gestori titolari di affidamenti conformi al regime pro tempore di cui all’art. 172 del decreto legislativo n. 152/2006, al fine di favorire sinergie operative di gestione del ciclo, sono consentite, nel rispetto della normativa nazionale, operazioni societarie volte all’aggregazione e razionalizzazione delle gestioni esistenti, da attuare in conformità a quanto previsto dall’art. 3 bis del decreto legislativo n. 138/2011, anche ai fini della razionalizzazione delle partecipazioni degli enti territoriali (diminuzione delle cosiddette società partecipate)”.

Quindi, in buona sostanza, il discorso è questo: gli obblighi della Legge Regionale nr.15/2015 sono figli di un chiaro intento di Renzi, del Governo e del PD nazionale di far entrare ii privati nella gestione dei servizi pubblici locali.
In virtù di ciò, pur essendoci altre soluzioni diverse dalla fusione, che rimane comunque e sempre una possibilità e non un obbligo, i sindaci del PD e gli esponenti PD locali spingono per questa eventualità.

A questo punto, si inserisce la volontà ormai nemmeno più tanto celata, del Presidente della Regione Puglia Emiliano di creare la più grande multiutility del Sud Italia attraverso la fusione di Acquedotto Pugliese con Alto Calore e Gesesa.
Per farlo è sua intenzione vendere le quote societarie di Acquedotto Pugliese, di proprietà della Regione, ai Comuni, non certo per mantenere l’acqua pubblica ma per favorire la svendita di queste quote ai privati, stante l’indisponibilità economica dei Comuni stessi per il rifacimento e la manutenzione delle reti. Un’ulteriore conferma della volontà di svendere l’acqua è la nomina a Presidente di AQP dell’ing. Nicola De Sanctis, con un recente passato in IREN s. p. a., una delle principali multiutility italiane.
Questo quadro desolante rende ancora più evidente, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che i politici oggi per potersi pagare le campagne elettorali e per poter poi, gestire al meglio quel mondo di mezzo dei tanti Buzzi e Carminati che bazzicano intorno alla politica, devono necessariamente sottomettersi ai poteri forti economico finanziari, banche e multinazionali, che guardano all’acqua come al petrolio del presente e del futuro.

Tutto ciò detto, è evidente , e non mi stancherò mai di dirlo, che la politica, e il PD in particolare, quella stessa politica che ha distrutto Alto Calore, ha creato artatamente la crisi idrica fino a farla giungere ai livelli di disperazione che stiamo vivendo oggi, e questo a partire dagli accordi del 2012, (così come è già accaduto in passato per le numerose crisi dei rifiuti, per l’emergenza incendi, per la ricostruzione post sismica, per la questione migranti) per poter, poi, portare a compimento il proprio piano di svendita dell’acqua, e più in generale, dei servizi ai privati.

E per rendere ancora più critica la situazione e costringere il popolo ad accettare l'ingresso dei privati, purché venga distribuita l'acqua, ci si mette pure De Luca, il quale ha dichiarato più volte, l'utima ad Avellino il mese scorso, che la gestione pubblica è "una bella poesia" e che soldi per la ritrutturazione delle reti non ce ne sono per cui toccherà ai nuovi gestori privati provvedere.
Per esteso la sua dichiarazione è la seguente: "Sull’acqua pubblica ci siamo riempiti la bocca di poesia, ma la verità è che servirebbero centinaia di milioni sulle reti e lo Stato non ha i soldi.
Decidiamo:o ci riempiamo il cuore di poesia o facciamo arrivare l’acqua nelle case".
Tutto chiaro no?
Se la Regione abdica al ruolo di programmare gli investimenti, non potrà che toccare al nuovo gestore.

Alto Calore i soldi non ce l'ha, e proprio nei giorni scorsi i sindacati hanno ancora una vola dichiarato la loro preoccupazione per la salvaguardia dei livelli occupazionali che sembrano piuttosto a rischio e per gli stipendi che non vengono pagati.
Ecco , dunque, che la soluzione più adeguata è affidare la gestione del servizio idrico ai privati, ovvero la multiutility del Sud di Emiliano che vede al centro degli investitori ACEA, una controllata dalla SUEZ, che distribuisce acqua a 116,4 milioni di persone in tutto il mondo.

In conclusione, l'obiettivo della politica è tenerci in un’emergenza continua per poi proporci la soluzione capestro della gestione privata di un bene che, invece, è un diritto inalienabile dell’uomo!!!

Le cose potranno cambiare solo se il popolo vorrà ribaltare il sistema una volta per tutte, innanzitutto non votando più coloro che ci stanno distruggendo.
Il popolo deve uscire una volta per tutte dal meccanismo perverso del clientelismo, del voto venduto per un favore, del voto dato ai parenti e ai conoscenti legati a questo o a quel politico di professione che magari un giorno viene pure arrestato!
Le crisi, le emergenze, le difficoltà politico amministrative che viviamo oggi, sono senza dubbio figlie di questa scellerata consuetudine e, se ad oggi le cose non sono cambiate ancora, vuol sicuramente dire che al popolo, alla maggioranza del popolo va bene così, va bene essere collusi e complici di coloro che ci stanno portando alla distruzione.

Ad oggi, la cosa più importante che il popolo può fare è innanzitutto non lamentarsi delle condizione in cui siamo perché, attraverso il voto, il popolo stesso ha creato le basi per questa condizione che viviamo oggi. E a nulla servono le interviste televisive, e le riunioni con coloro che sono i primi colpevoli di questa situazione!

COME SEMPRE DICHIARA PADRE ALEX ZANOTELLI, IL POPOLO DEVE ASSUMERSI LA RESPONSABILITA' DI ESSERE IL CUSTODE DELL'ACQUA E DIFENDERE A SPADA IL CONCETTO DI ACQUA BENE COMUNE E DIRITTO PER TUTTI!
PER FARLO, E' NECESSARIO METTERE IN CAMPO TUTTE LE AZIONI PACIFICHE POSSIBILI PERCHE' VENGA RISPETTATO IL REFERENDUM E PERCHE' VENGA SCONGIURATO IL PROGETTO DI PRIVATIZZAZIONE DELLA CAMPANIA E DEL SUD ITALIA.

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